Da lunedì non mangia, beve solo. E’ un estremo atto di protesta dopo aver saputo dal giudice delle esecuzioni penali, Roberto Battaglino, che non avrebbe più potuto godere del regime di semilibertà dal prossimo 9 dicembre, come gli era stato assicurato. Il detenuto ha anche fatto sapere, in una lettera inviata alle autorità istituzionali e giuridiche, di preferire il ritorno a Cuba. Una provocazione, ma fino a un certo punto. Perché se davvero fosse possibile tornarci, lui coglierebbe l’occasione al volo: a Cuba godrebbe di benefici che qui oggi gli negano. Era rientrato lo scorso 18 agosto, dopo essere rimasto confinato per 5 anni nell’isola, perché coinvolto nella morte di una 17enne cubana avvenuta per overdose, e per questo condannato a 8 anni. Ercolani si è sempre professato innocente. “Il giudice Battaglino – ha spiegato l’avvocato Alberto Selva, affiancato dal collega del Foro di Rimini Alessandro Petrillo – il 30 ottobre aveva detto che non c’erano gli estremi per la libertà ma c’erano presupposti per farlo uscire il 9 dicembre. Ce lo ha messo per iscritto due volte. Il 25 novembre, fulmine a ciel sereno – dice – Battaglino ha cambiato idea”. Perché? Tre i motivi per questa decisione, spiegano gli avvocati: la convenzione San Marino-Cuba dice che non si può cambiare la natura giuridica della pena, “ma la semilibertà non la cambia – contestano i legali – è un regime alternativo”. Il secondo motivo è che la semilibertà sarebbe poco afflittiva e il terzo è che il regime alternativo potrebbe essere contestato da Cuba. “A noi non risulta – sottolinea Petrillo – che lo Stato cubano abbia preso iniziative o compiuto indebite pressioni in questo senso”. E c’è un altro lato oscuro: nessuno sa esattamente quando la detenzione di Ercolani avrà fine. C’è anche un altro giudizio pendente, in terza istanza, avanzato dai difensori contro la procedura d’arresto: secondo loro Ercolani è stato semplicemente espulso e a San Marino non ha nulla da scontare.
F.Biliotti
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