Se da una parte la quasi totalità degli adolescenti utilizza internet e due terzi possiede competenze digitali almeno di base, dall'altra, secondo i dati Istat, solo il 27% è preparato in materia di sicurezza. Tradotto: sa come difendersi da eventuali rischi durante la consultazione di siti web e social. "Ricorre la Giornata mondiale sulla sicurezza in rete - ricorda Sabrina Priulla, psicologa e responsabile progetti Piramis onlus - e il tema di chi deve occuparsi dei giovani rimane.
Io partirei dalla famiglia. L'età in cui si regala il cellulare si abbassa sempre di più, quindi abbiamo l'obbligo di entrare nella vita online dei nostri figli, capirla, conoscerla e sapere cosa usano. Chiaro che qui occorre che un dialogo sia già aperto da tempo. Su Tiktok, ad esempio, le challenge sono pericolose.
Abbiamo avuto casi di bambini morti per colpa di queste sfide e i genitori non ne sapevano niente". Una parte dell'educazione digitale potrebbe essere affrontata a scuola, “magari con una materia ad hoc”, suggerisce la Priulla. Ma per il momento il 64% degli istituti italiani non ha nemmeno un'aula informatica. A casa il tema va affrontato anche dal punto di vista emotivo, per non sottovalutare possibili rischi.
"Se la vita online diventa troppo importante - continua la psicologa - si parla di dipendenza digitale o dipendenza da like. L'utilizzo dei social viene percepito come fondamentale e i like il riconoscimento come persona: questo è gravissimo. C'è poi la possibilità che i ragazzi siano spinti a ritocchi e diete per apparire e sentirsi riconosciuti. Un tema da affrontare con serietà".
Nel video l'intervista a Sabrina Priulla, psicologa e responsabile progetti Piramis onlus