"Se la produzione è garantita e lo stabilimento non viene toccato dal provvedimento di sequestro, come scritto dal gip, perché si dimette il Cda dell'Ilva?". E' la domanda che si pone l'Usb (Unione sindacale di base) di Taranto commentando le ultime vicende dello stabilimento siderurgico e annunciando che "se sarà necessario" l'organizzazione sindacale è pronta ad occupare la fabbrica. "Abbiamo ripetuto sino alla nausea - è spiegato in una nota - che la soluzione migliore era quella dell'esproprio, della nazionalizzazione e non degli ammortizzatori sociali e dei contratti di solidarietà. Invece altri hanno supinamente firmato, assecondato, tradito il loro mandato e i lavoratori, senza nemmeno consultarli". L'Usb fa rilevare che la legge 231 é servita ai proprietari del Siderurgico "solo per prendere tempo e trasferire il denaro nelle isole felici. Il governo ha garantito per i Riva e ora si prenda tutte le responsabilità, ma dialoghi con i lavoratori per stabilire regole certe". Se dovesse essere necessario "occupare lo stabilimento - sottolinea il sindacato di base - lo faremo; questa volta però non lo lasciamo più". Oltre alla nazionalizzazione, l'Usb chiede al governo di "affrontare l'emergenza sanitaria tarantina", di "avviare bonifiche e risanamento ambientale", di salvaguardare l'occupazione dei dipendenti diretti e dell'indotto. "E nessuno - conclude la nota - ci dica che non ci sono soldi. Sono disponibili, dopo i sequestri, 9,3 miliardi di euro".
Riproduzione riservata ©