L'articolo 9 del progetto di legge sulle unioni civili spalanca le porte all'utero in affitto, all'ultimo stadio del turismo riproduttivo e al rilascio di cittadinanze a pioggia. Lo sottolineano i firmatari dell'Istanza d'arengo che chiede di stabilire, nell'ordinamento sammarinese, il divieto di ricorso a pratiche che non possono giustificare il desiderio di un figlio: dall'utero in affitto alla fecondazione eterologa. Un bambino, in sostanza, non è e non può essere considerato un diritto da ottenere a qualunque costo. Nessun atteggiamento religioso o bigotto, rimarcano. Non ci interessa demonizzare, ribadisce Federico Bartoletti, tant'è che quando il Consiglio approvò l'ordine del giorno sulla materia, “se avevamo qualcosa da dire lo avremmo fatto”. Ma quell' articolo 9, ribadisce, è inaccettabile e incivile. Il diritto internazionale vieta queste pratiche, ricorda Adolfo Morganti, proprio per tutelare l'embrione fin dal suo concepimento. Così, invece, è estremamente facile creare una unione civile, solo per l'utero in affitto, per poi scioglierla anche solo dopo 24 ore. Per proteggere i neonati, insistono i firmatari dell'istanza, chiediamo che se dovesse presentarsi un caso simile nel territorio sammarinese, il piccolo sia tutelato con tutte le risorse disponibili e affidato alle cure di una famiglia che lo accolga. Infine invitano ad confronto vero, come auspicato dall'ordine del giorno consiliare. Per il momento, sottolineano, abbiamo assistito solo a convegni in cui, su questi temi, chiamano esperti da ogni parte del mondo ma non invitano chi conosce davvero la realtà sammarinese. Il confronto, insomma, deve ancora partire e, concludono, è opportuno che parta.
Nel servizio Adolfo Morganti, Paneuropa San Marino
Sonia Tura
Nel servizio Adolfo Morganti, Paneuropa San Marino
Sonia Tura
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