Logo San Marino RTV

L'autismo e la sua rappresentazione nella storia del Cinema

31 ago 2024
Dal film Being There
Dal film Being There

Nella cultura popolare e nei media l'autismo ha ormai acquisito una distinta notorietà, e in certi ambienti di Internet è spesso tirato in ballo a sproposito; ma non è sempre stato così, anzi, un tempo questo tema era praticamente un tabù, anche tra gli stessi medici. In due esempi, ecco come l'autismo ha preso piede attraverso la storia del Cinema. Nel 1979 esce il film Being There (in Italia "Oltre il giardino") con Peter Sellers, commedia surreale divenuta addirittura nel corso degli anni per psichiatri ed insiders manifesto delle neurodivergenze fino ad una vera e propria icona inconsapevole dell'autismo.

L'interpretazione 'naive', serafica ed emotivamente distante di Sellers, con le maniere che egli adotta nei confronti del mondo rappresentano per molte persone autistiche, dinamiche estremamente familiari. Ma è sicuramente con Rain Man, del 1988, che il grande pubblico viene a contatto - tramite il personaggio interpretato da Dustin Hoffman - con un profilo esplicitamente autistico, nonostante si possa oramai affermare, anche grazie alla sensibilizzazione e all'informazione sul tema, come molti caratteri fossero fortemente esagerati (si pensi alla celebre "scena degli stuzzicadenti").

Oggi è risaputo come anche molti tra i cineasti più noti rientrino nello spettro autistico: Tim Burton e Stanley Kubrick; tra gli attori Anthony Hopkins. Questo dovrebbe farci comprendere come, a differenza di quanto si è creduto per anni, l'autismo e le altre neurodivergenze altro non sono che un modo di essere e di funzionare al di fuori della norma, ma in fondo, chi può dire di essere del tutto normale?






Riproduzione riservata ©