La famiglia come terapia di ogni solitudine e sconfitta. Nella parrocchia della Grotta Rossa che fu di Don Benzi, la sua immagine e le sue parole, aprono il momento di celebrazione, con-i vescovi di San Marino Montefeltro Rimini e Cesena Sarsina, per ricordare i 50 anni dell'intuizione pedagogica più caratterizzante della Papa Giovanni. Ad assistere tra gli altri, Marino Catena, il primo accolto da Don Oreste Benzi della prima casa famiglia italiana. Nell’estate del 1972 un panettiere si avvicinò al giovane sacerdote riminese con l’invito: "Vieni, ti porto a vedere come muore un cristiano". Don Benzi si ritrovò a visitare il tugurio semi-abbandonato dove Marino, nella sua estrema fragilità viveva in condizioni disumane, dopo avere scontato la pena di un anno e mezzo di carcere per aver rubato una bicicletta. “Quest'uomo non può vivere qui” disse don Benzi e lo portò via. Dopo cinquant'anni Marino vive ancora nella casa famiglia di Coriano Le case famiglia nascono dall'idea di offrire un pronto soccorso sociale, non per tendere una mano ma per condividere la quotidianità. La prima a Coriano, il 3 luglio del 1973. Oggi sono 247: 209 in Italia. Fra quelle all’estero 6 sono in Bolivia e 4 in Russia. Ovunque la filosofia di accoglienza di tipo familiare, perché nessuno può salvarsi da solo.
Nel video Giorgio Pieri, referente progetto comunità educante per i carcerati APG23 accanto a Marino Catena, primo accolto in casa famiglia e l'intervista a Roberto Soldati, operatore APG 23.