Dopo aver indagato i meccanismi della mafia che investe, il progetto Stop Blanqueo chiude un ciclo, volgendo l'attenzione alla mafia che decide. E si parte dal caso Rostagno per far emergere lo stretto rapporto tra mafie e poteri. Intreccio che continua ad essere purtroppo molto attuale. Il giornalista siciliano fu ucciso nel 1988 da Cosa Nostra per aver scritto di infiltrazioni nella massoneria deviata. E in particolare per aver tentato di far luce sulle vicende legate al circolo culturale “Scontrino” di Trapani, dietro cui si nascondevano svariate logge coperte, tra le quali la Iside 2 collegata alla P2 di Gelli. Ne emerse un sistema che controllava le assunzioni nella pubblica amministrazione, procacciava voti, proteggeva boss latitanti. Negli elenchi mafiosi, politici, imprenditori, magistrati, sacerdoti, tutti iscritti. Da Piera Amendola, già responsabile degli Archivi della Commissione sulla P2, un excursus completo sulla storia di quel centro di potere occulto. Dalla Sicilia alla Calabria il passo è breve. “Nel 1970 è la creazione della Dote della Santa a sancire lo spartiacque tra la vecchia e la nuova 'ndrangheta. Che da organizzazione agro-pastorale diventa imprenditrice - spiega il procuratore Gratteri con la sua proverbiale schiettezza – insinuandosi nella pubblica amministrazione”.
L'ex magistrato Libero Mancuso, che della strage alla stazione di Bologna del 1980 individuò gli esecutori materiali e i depistaggi da parte di P2 e servizi segreti deviati, ricorda che apparentemente “lì non risultava nulla di deviato. Poi però c'erano i nomi che si sussurravano, i massoni all'orecchio – il ministro, il giudice - quelli i cui nomi non figuravano nelle liste ufficiali. E non risparmia feroci accuse nemmeno “alla copertura che i servizi segreti hanno costantemente offerto – dice – ai responsabili delle stragi”. A Giovanni Cecconi, membro del Grande Oriente d'Italia, tocca difendere la massoneria regolare: “Siamo gente perbene” - dice. Parla poi dello scandalo P2 come di un terremoto che ha fatto tremare le logge massoniche istituzionali. “Ma ci siamo rialzati, nel GOI – assicura – non esistono logge coperte e vige un controllo interno sugli affiliati. Un massone regolare – conclude – ha l'obbligo, non solo il dovere, di denunciare alle autorità preposte eventuali anomalie”. Ma sul passato restano molte ombre.
Nel video l'intervista a Nicola Gratteri, procuratore aggiunto Reggio Calabria.
Silvia Pelliccioni
L'ex magistrato Libero Mancuso, che della strage alla stazione di Bologna del 1980 individuò gli esecutori materiali e i depistaggi da parte di P2 e servizi segreti deviati, ricorda che apparentemente “lì non risultava nulla di deviato. Poi però c'erano i nomi che si sussurravano, i massoni all'orecchio – il ministro, il giudice - quelli i cui nomi non figuravano nelle liste ufficiali. E non risparmia feroci accuse nemmeno “alla copertura che i servizi segreti hanno costantemente offerto – dice – ai responsabili delle stragi”. A Giovanni Cecconi, membro del Grande Oriente d'Italia, tocca difendere la massoneria regolare: “Siamo gente perbene” - dice. Parla poi dello scandalo P2 come di un terremoto che ha fatto tremare le logge massoniche istituzionali. “Ma ci siamo rialzati, nel GOI – assicura – non esistono logge coperte e vige un controllo interno sugli affiliati. Un massone regolare – conclude – ha l'obbligo, non solo il dovere, di denunciare alle autorità preposte eventuali anomalie”. Ma sul passato restano molte ombre.
Nel video l'intervista a Nicola Gratteri, procuratore aggiunto Reggio Calabria.
Silvia Pelliccioni
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