Come far fronte alla grave crisi di liquidità che aveva colpito il Credito Sammarinese? Secondo la Procura di Catanzaro, che ha ricostruito la vicenda tramite intercettazioni e interrogatori, i vertici della banca avevano deciso di stringere illeciti accordi coi Lubiana, Domenico Macrì, Barbara Gabba e Vincenzo Barbieri. Il cosiddetto “fronte calabrese”, ognuno col suo conto corrente aperto al Credito: stando a quanto riportato dall’ex direttore Vendemini, la banca aveva iniziato una collaborazione con Macrì e la sua compagna Barbara Gabba, per individuare nuovi clienti. Qui partono i contatti tra Macrì, Gabba, Vendemini e i Lubiana: questi ultimi proposero Barbieri, il broker della droga. I Lubiana avrebbero preso anche una provvigione del 2% sulla somma versata, più uno 0,50% continuativo. Molto dure le conclusioni della Procura di Catanzaro: “L’operazione Barbieri – si legge – prevedeva un deposito complessivo pari a 15 milioni di euro, ovvero al prezzo che il presidente e proprietario della banca, Lucio Amati, pretendeva per la vendita della stessa. Il Credito versava da tempo in grave crisi di liquidità e anche la trattativa con la banca brasiliana “Banco di Rio de Janeiro” era difficilmente realizzabile anche per il prezzo preteso da Amati. Nella prospettiva di ottenere depositi di rilevante entità che consentissero il superamento della fase di criticità – si legge ancora – i vertici del Credito Sammarinese hanno aperto le porte dell’istituto alla criminalità organizzata ‘ndranghetistica, avvalendosi dell’intermediazione dei Lubiana e del duo Macrì-Gabba. Una banca in ginocchio – conclude – del tutto indifferente all’inquinamento del sistema bancario e finanziario sammarinese che ne sarebbe derivato”. Nonostante la crisi, comunque, la banca continuava ad assicurare al direttore Vendemini prebende tra i 200 e i 300mila euro, e al manipolo di faccendieri-intermediari le provvigioni e i minimi fissi stipendiali concordati.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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