Ci sarebbe anche un direttore di banca di Rimini tra i nove denunciati dalla Guardia di Finanza di Verona nell’ambito dell’operazione “Titano” grazie alla quale sono stati scoperti capitali per 32 milioni di euro sottratti al fisco italiano e transitati a San Marino. Le indagini delle Fiamme Gialle sono iniziate nel 2003, da una perquisizione in una società immobiliare di Milano che secondo l’accusa ha accertato l’esistenza di un vero e proprio sportello bancario occulto della Gefin s.a di San Marino. La finanziaria sammarinese, accusata di essere al centro di un movimento ingente di capitali, si è subito dichiarata estranea alla vicenda ed ha annunciato azioni legali evidenziando di aver sempre operato correttamente e sotto stretta vigilanza di Banca Centrale. L’accusa invece contesta alla Gefin s.a l’apertura di uno sportello bancario occulto a Milano, in un appartamento privato dove avrebbe operato un’organizzazione guidata dall’ex vice direttore dell’area finanza della vecchia Banca del Garda. Da qui il denaro veniva accreditato su conti correnti cifrati che per le Fiamme Gialle appartenevano alla Gefin s.a., che successivamente lo avrebbe impiegato in fondi di investimento ad altissimo rendimento, con sede alle Isole Vergini. I capitali –sempre secondo l’accusa- rientravano in Italia per acquisire società immobiliari. La Gefin s.a. si difende e rilancia: se illeciti sono stati commessi, la parte lesa siamo noi. Durante questi anni di indagini intanto i militari hanno verificato anche il mancato rispetto delle norme antiriciclaggio da parte della filiale di Forlì di un istituto di credito nazionale. Per questo 8 direttori di filiale, tra cui appunto anche il riminese, sono stati segnalati all’autorità giudiziaria, insieme a 21 componenti del collegio sindacale.
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