Il confronto è appena cominciato. Ma fra le tante indicazioni contenute nella convenzione contro la discriminazione femminile, sottoscritta di recente all’ONU dal Segretario di Stato per gli affari esteri, non c’è solo la questione cittadinanza ma anche quella della rappresentanza delle donne in politica. La commissione per lo studio dei problemi riguardanti l’integrazione dei provvedimenti ai fini della parità giuridica della donna ha preso in esame alcune proposte che vogliono incrementare la quota femminile nell’elettorato passivo. Il nostro obiettivo, precisa la Presidente Marinella Chiaruzzi, è di offrire qualche spunto di lavoro alla commissione speciale per la riforma della legge elettorale, dal momento che tutte le forze politiche hanno sottolineato la necessità di mettere mano alle regole elettorali. Nella gran parte delle strutture politiche di base, come i partiti e i sindacati, le donne non sono presenti in misura considerevole. Di conseguenza non si crea un movimento politico al femminile, capace di costituirsi come punto di riferimento per le elettrici e le elette.
Considerando che a San Marino le donne costituiscono oltre il 50 per cento dell’elettorato, ma solo il 10 per cento dei consiglieri, ci deve essere qualcosa, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista culturale, che influenza negativamente la partecipazione politica femminile. Negli altri paesi europei, eccezion fatta per l’Italia e la Grecia, le donne hanno conquistato spazi politici più ampi anche se il vero primato, in questo senso, spetta ai paesi scandinavi, in particolare alla Svezia e alla Finlandia. Sebbene nel resto del vecchio continente la presenza femminile nei parlamenti non sia di gran lunga superiore rispetto a quella sammarinese, si intravedono segnali positivi. Un caso emblematico è costituito dalla Spagna: dal 9% del 1987 si è saliti all’attuale 23%.
Considerando che a San Marino le donne costituiscono oltre il 50 per cento dell’elettorato, ma solo il 10 per cento dei consiglieri, ci deve essere qualcosa, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista culturale, che influenza negativamente la partecipazione politica femminile. Negli altri paesi europei, eccezion fatta per l’Italia e la Grecia, le donne hanno conquistato spazi politici più ampi anche se il vero primato, in questo senso, spetta ai paesi scandinavi, in particolare alla Svezia e alla Finlandia. Sebbene nel resto del vecchio continente la presenza femminile nei parlamenti non sia di gran lunga superiore rispetto a quella sammarinese, si intravedono segnali positivi. Un caso emblematico è costituito dalla Spagna: dal 9% del 1987 si è saliti all’attuale 23%.
Riproduzione riservata ©