Siamo piu' simili di quanto sembri. Su questa base la leader della formazione del 'Front National', Marine Le Pen, rivolge il suo appello ai 'cugini' britannici dell'Ukip: vuole dissuadere il partito euroscettico britannico a un'alleanza, necessaria -dice- per ''abbattere il muro di Berlino rappresentato dall'Ue''. La metafora e' forte, ma i toni della leader dell'estrema destra francese sono cosi'. L'obiettivo, spiega -secondo quanto scrive il britannico Daily Telegraph- e' che ''i tecnocrati europei devono scomparire, l'Unione Sovietica europea deve cadere''. E non vuole sentire ragioni: l'Ukip ''dice di essere in disaccordo con noi ed è vero che non abbiamo le stesse politiche economiche, ma condivide il nostro punto di vista sull'Unione europea e sull'immigrazione: ognuno deve controllare i suoi confini'', incalza Marine, ribadendo la sua chiamata a raccolta dei movimenti euroscettici più radicali -dall'austriaco Fpo di Strache al Pvv dell'olandese Wilders- per un'alleanza in vista delle elezioni europee in primavera e per la quale guarda anche alla Lega Nord. Respinge quindi il 'no' ribadito ancora ieri da Nigel Farage che guida il partito anti-Ue al di qua della Manica. ''Abbiamo ripetuto più volte che non vogliamo fare in nessun momento un accordo politico col Fronte nazionale francese'', ha affermato Farage. Di certo non adesso che sente il vento in poppa e che forse, dopo anni di 'retroguardia', potrebbe avere una possibilita' concreta di conquistare un seggio a Westminster. Lavorando i conservatori ai fianchi, strappando al partito Tory i consensi di quanti si dicono delusi dalla leadership di David Cameron giudicata barcollante soprattutto su Europa ed immigrazione. E questo nonostante la promessa del premier per un referendum sull'Ue e la stretta -tra retorica e nuove regole, quelle possibili- sui migranti. Col passare dei mesi, si é in realtà ridimensionato il successo che l'Ukip aveva conseguito nelle lezioni locali della scorsa primavera: un exploit senza precedenti che in alcuni casi era riuscito anche a superare i Tory infliggendo loro il pressoche' inedito trauma di risultare 'terzo partito'. Ma la minaccia resta, tanto piu' che non e' ancora chiaro quando e come si fara' il referendum con cui i britannici potranno scegliere se rimanere o meno nell'Ue (l'iter legislativo che lo introduce potrebbe arenarsi alla Camera dei Lord). Le posizioni assunte da Cameron rispetto all'Europa, in tema d'immigrazione soprattutto, sembrano valere d'altronde al premier continui rimproveri da parte di Bruxelles: oggi la vicepresidente della commissione europea Viviane Reding e' tornata a sottolineare che la gran parte delle informazioni sull'Ue fornite ai cittadini del Regno Unito sono basate su ''miti'', accusando i rappresentanti politici di usare tattiche populiste per conquistare voti. Con la conseguenza -ha detto- di ''distruggere il futuro'' del Paese.
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