Siamo diventati tutti inglesi. Non solo perchè la pioggia ci tiene compagnia ormai tutti i giorni, ma anche perchè il tempo – o meglio la primavera che non c'è – è il principale argomento di conversazione. Una stagione così, secondo i meteorologi, così si vede ogni 100-150 anni. Dipende dalle correnti sopra il polo Nord, ancora in configurazione invernale, che riescono a spingere l'aria fredda fino al Mediterraneo, mentre invece di solito in questo periodo al massimo si spingono sul nord Europa. Il "clima impazzito" dicono, diventerà sempre più comune. L'immaginario collettivo associa il riscaldamento globale al caldo, ma in realtà provoca un'estremizzazione di tutti gli eventi, comprese le piogge e il freddo. Anche l'anticiclone delle Azzorre, che una volta proteggeva il Mediterraneo dagli eventi estremi, ora fa molta più fatica a instaurarsi, oppure si piazza troppo a nord o troppo a sud, con il risultato che la penisola è esposta o alle correnti caldissime africane o a quelle fredde del nord Europa, situazione che si ripeterà probabilmente anche nei prossimi mesi. La ferita aperta da questa discesa fredda avrà ripercussioni anche sulla prossima settimana. In agguato nuove perturbazioni. Intanto, l'ultima ondata di maltempo fa salire attorno al miliardo di euro il conto complessivo dei danni, dei maggiori costi e delle perdite produttive provocate all'agricoltura italiana da una primavera impazzita che ha già tagliato di oltre il 30% i raccolti delle principali produzioni del nord Italia. E la Coldiretti chiede di avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale. In Emilia Romagna problemi gravi per soia, mais e fieno che faranno lievitare i costi per l'alimentazione negli allevamenti dove si produce il latte per il prestigioso parmigiano reggiano o la carne per i prosciutti di Parma.
Sonia Tura
Sonia Tura
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