Società di comodo, riciclaggio di denaro sporco, traffici illeciti e usura. Non scende di livello l'allarme sulle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna. Prima di Ferragosto, riferisce in una nota la Cgil regionale, la Direzione investigativa antimafia ha depositato la sua relazione 2013, dalla quale risulta che il fronte emiliano-romagnolo della lotta alla criminalità organizzata è sempre più caldo. Tanto che il sindacato inizia a preoccuparsi per il poco personale in servizio alla Dia dell''Emilia-Romagna. Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza della Cgil regionale, parla infatti di "pesante carenza di risorse e personale addetto. L'intera sezione operativa della Dia emiliana supera di poco la ventina di unità, nonostante l'acutizzazione dei bisogni investigativi post-terremoto" e legati al resto delle attività illecite delle organizzazioni criminali. "Analisi, tabelle e dati- spiega Zavatti- confermano il consolidarsi degli affari di camorra, ''ndrangheta e Cosa Nostra nei territori della regione, intrecciando efficaci patti di convivenza e ripartizione dei traffici". Nella nuova relazione, la Dia lancia l'allarme ad esempio sulle infiltrazioni mafiose nelle attività svolte "nel settore degli appalti pubblici al nord, principalmente in area Expo e dintorni- riferisce l''esponente Cgil- ma anche negli interventi di ricostruzione post-sisma in Emilia, con accessi della Dia nei cantieri, in particolare a San Felice, e verifiche sulle imprese e mezzi, in stretto rapporto col Gruppo interforze e le Prefetture del cratere", impegnate nella definizione delle white list per le imprese pulite.
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