Pagando l’ennesimo tributo all’esterofilia potremmo definirlo un Cold case, quello appena risolto. Come nella fortunata serie TV le forze dell’ordine hanno incastrato il malfattore ad oltre un anno di distanza dal delitto. Era il settembre del 2006 quando 2 banditi fecero irruzione in una gioielleria di viale Regina Elena. Furono brutali e determinati: per farsi aprire la cassaforte minacciarono il titolare puntandogli una pistola alla nuca; gli fecero anche capire che conoscevano bene la sua famiglia e che era meglio non fare scherzi. Poi l’uomo venne gettato a terra, ammanettato e imbavagliato con nastro adesivo. Se ne andarono infine con un bottino 250.000 euro, non prima – però - di essersi impossessati dei registratori collegati alle telecamere che avevano filmato i loro volti. Colpo perfetto insomma, le indagini su questo episodio non portarono a nulla e come spesso accade ci si dimenticò della cosa. La sorpresa – però – doveva venire da un’inchiesta della Guardia di Finanza su tutt’altra vicenda: una questione di droga. Durante una perquisizione in un appartamento nei pressi della gioielleria saltarono fuori una pistola giocattolo, senza il tappino rosso, e chiavi per manette. La classica pulce nell’orecchio per gli inquirenti. La scientifica confrontò allora le impronte digitali rimaste impresse sul nastro adesivo, usato per imbavagliare il gioielliere, con tracce rivenute nell’appartamento, dove la Polizia era certa fosse transitato un romeno 27enne: Valentin Bogdan Cioc. L’elemento mancante insomma. L’ordinanza di custodia cautelare e stata notificata a Cioc nel carcere di Foggia, dove era detenuto per un altro tentativo di rapina. Sarebbe stato proprio lui a puntare la pistola contro il gioielliere; indagini in corso, intanto, per individuare il complice.
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