L’Agenzia delle Entrate di Bologna ha scoperto una truffa ai danni dell’Erario italiano. E rispunta il nome di San Marino
Il meccanismo era quello tipico delle cosiddette “truffe carosello”, con sponda a San Marino. Al centro dell’inchiesta degli 007 dell’Agenzia delle Entrate una società bolognese di vendita al dettaglio di apparecchi audio-video. I prezzi, praticati nei suoi punti vendita, erano troppo bassi per non destare sospetti; da qui l’inizio delle indagini. Secondo gli inquirenti la società felsinea acquistava telefoni cellulari - da imprese che fungevano da “interposti” - pagando in contanti o con assegni bancari non documentati. Compravendite per milioni di euro. La merce era poi rivenduta ad aziende con sede a San Marino che a loro volta la cedevano ai fornitori della società di Bologna. Un circolo vizioso di scambi tra aziende compiacenti, insomma. In base ai conteggi dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate tutto ciò avrebbe portato ad un’evasione di 1 milione e 300.000 euro sotto forma di indebita detrazione Iva per acquisti inesistenti. In questo modo l’azienda bolognese poteva abbassare notevolmente i prezzi dei cellulari nei propri punti vendita, a danno della concorrenza.
Gianmarco Morosini
Il meccanismo era quello tipico delle cosiddette “truffe carosello”, con sponda a San Marino. Al centro dell’inchiesta degli 007 dell’Agenzia delle Entrate una società bolognese di vendita al dettaglio di apparecchi audio-video. I prezzi, praticati nei suoi punti vendita, erano troppo bassi per non destare sospetti; da qui l’inizio delle indagini. Secondo gli inquirenti la società felsinea acquistava telefoni cellulari - da imprese che fungevano da “interposti” - pagando in contanti o con assegni bancari non documentati. Compravendite per milioni di euro. La merce era poi rivenduta ad aziende con sede a San Marino che a loro volta la cedevano ai fornitori della società di Bologna. Un circolo vizioso di scambi tra aziende compiacenti, insomma. In base ai conteggi dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate tutto ciò avrebbe portato ad un’evasione di 1 milione e 300.000 euro sotto forma di indebita detrazione Iva per acquisti inesistenti. In questo modo l’azienda bolognese poteva abbassare notevolmente i prezzi dei cellulari nei propri punti vendita, a danno della concorrenza.
Gianmarco Morosini
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