Quando un'inchiesta giudiziaria, come quella che sta attraversando la Repubblica di San Marino, si abbatte come una scure sul sistema politico e affaristico di una comunità, non può che lasciare sul campo morti e feriti di diversa entità. Ed è quello che sta accadendo, con qualcuno in carcere, qualcun altro timoroso di finirci, altri indagati, altri ancora sentiti prima come testimoni e poi diventati improvvisamente inquisiti, passando in un secondo dal ruolo di persone informate sui fatti a presunti protagonisti o complici del reato in questione.
Il tintinnio delle manette ha fatto, ovviamente clamore; diversi e differenti i sentimenti che hanno attraversato la comunità: si è andati da chi si è dichiarato sorpreso, a chi invece se lo aspettava, da chi ha esultato a chi ha tremato. Per la prima volta la magistratura ha avuto a disposizione gli strumenti per spingere fino in fondo il pedale delle indagini giudiziarie e stringere il cerchio attorno ad un sistema che nel comune sentire mostrava da tempo i segni del decadimento.
Ecco, la magistratura: alle accuse di un tempo, di immobilismo e di scarsa incisività, ha risposto con atti concreti non appena messa in condizione di operare senza limitazioni, grazie agli strumenti normativi intervenuti negli ultimi tempi. Ai giudici e al loro coraggio non può che andare il plauso e il sostegno di tutti. Ben venga il loro lavoro, che può contribuire a fare chiarezza su vicende contorte e ad affermare con decisione il sano principio della legalità.
Quello che suona un po' come un fastidioso rumore di fondo, è tutto quello che ruota attorno all'azione del tribunale. C'è chi rilascia dichiarazioni che suonano come messaggi in codice, indirizzati a chi è in grado di capire, e magari di agire. C'è chi alimenta un clima giustizialista e forcaiolo che fa leva sullo stato di disagio e di forte preoccupazione di una comunità già duramente provata e notevolmente arrabbiata. Poi c'è chi si erge a sagace difensore, contrapposto invece alla voce di un severo accusatore. Tutti, però, senza uno straccio di elemento serio, concreto e inequivocabile, a sostegno dell'uno o dell'altra teoria. Inutile gettare fango a casaccio: le prove si portano in tribunale. Punto e basta! Il resto è solo commedia, rumore di fondo, appunto.
Senza considerare che tutto avviene in uno strano e intricato intreccio di ruoli, posizioni sociali e professionali, interessi personali e situazioni fumose. Attenzione dunque alle sibille e agli oracoli.
Si ha quasi l'impressione che dietro un invisibile sipario ci sia, ancora una volta, una sorta di occulto ed oscuro regista che se la ride, tirando ora quel filo e ora allentando quell'altro, a seconda delle situazioni, nel tentativo di gestire e condizionare una fase difficile e delicata per il Paese, che lascerà un segno indelebile negli anni futuri. La classe politica che verrà, infatti, non potrà che essere differente da quella di cui oggi si occupa la magistratura, che sta tracciando un limite morale, non solo giuridico, che nessuno potrà più travalicare.
Lasciamoli dunque lavorare, con doveroso rispetto, in silenzio, senza correre il rischio di distrarli, con rumori molesti, consentendogli di trarre le dovute considerazioni penali e morali da quel complicato lavoro di investigazione che stanno facendo, che sta portando alla luce un sommerso che neppure i peggiori dei detrattori della politica potevano immaginare.
Il tintinnio delle manette ha fatto, ovviamente clamore; diversi e differenti i sentimenti che hanno attraversato la comunità: si è andati da chi si è dichiarato sorpreso, a chi invece se lo aspettava, da chi ha esultato a chi ha tremato. Per la prima volta la magistratura ha avuto a disposizione gli strumenti per spingere fino in fondo il pedale delle indagini giudiziarie e stringere il cerchio attorno ad un sistema che nel comune sentire mostrava da tempo i segni del decadimento.
Ecco, la magistratura: alle accuse di un tempo, di immobilismo e di scarsa incisività, ha risposto con atti concreti non appena messa in condizione di operare senza limitazioni, grazie agli strumenti normativi intervenuti negli ultimi tempi. Ai giudici e al loro coraggio non può che andare il plauso e il sostegno di tutti. Ben venga il loro lavoro, che può contribuire a fare chiarezza su vicende contorte e ad affermare con decisione il sano principio della legalità.
Quello che suona un po' come un fastidioso rumore di fondo, è tutto quello che ruota attorno all'azione del tribunale. C'è chi rilascia dichiarazioni che suonano come messaggi in codice, indirizzati a chi è in grado di capire, e magari di agire. C'è chi alimenta un clima giustizialista e forcaiolo che fa leva sullo stato di disagio e di forte preoccupazione di una comunità già duramente provata e notevolmente arrabbiata. Poi c'è chi si erge a sagace difensore, contrapposto invece alla voce di un severo accusatore. Tutti, però, senza uno straccio di elemento serio, concreto e inequivocabile, a sostegno dell'uno o dell'altra teoria. Inutile gettare fango a casaccio: le prove si portano in tribunale. Punto e basta! Il resto è solo commedia, rumore di fondo, appunto.
Senza considerare che tutto avviene in uno strano e intricato intreccio di ruoli, posizioni sociali e professionali, interessi personali e situazioni fumose. Attenzione dunque alle sibille e agli oracoli.
Si ha quasi l'impressione che dietro un invisibile sipario ci sia, ancora una volta, una sorta di occulto ed oscuro regista che se la ride, tirando ora quel filo e ora allentando quell'altro, a seconda delle situazioni, nel tentativo di gestire e condizionare una fase difficile e delicata per il Paese, che lascerà un segno indelebile negli anni futuri. La classe politica che verrà, infatti, non potrà che essere differente da quella di cui oggi si occupa la magistratura, che sta tracciando un limite morale, non solo giuridico, che nessuno potrà più travalicare.
Lasciamoli dunque lavorare, con doveroso rispetto, in silenzio, senza correre il rischio di distrarli, con rumori molesti, consentendogli di trarre le dovute considerazioni penali e morali da quel complicato lavoro di investigazione che stanno facendo, che sta portando alla luce un sommerso che neppure i peggiori dei detrattori della politica potevano immaginare.
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