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Saluto di S.E. Mons. Luigi Negri alla comunità sammarinese-feretrana

30 nov 2013
Saluto di S.E. Mons. Luigi Negri alla comunità sammarinese-feretrana
Saluto di S.E. Mons. Luigi Negri alla comunità sammarinese-feretrana
ALLA CHIESA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

Carissimi Figlie e Figlie,
nei momenti che segnano il mio definitivo distacco dalla Diocesi di San Marino - Montefeltro, sento il grave dovere di coscienza di inviarvi questo messaggio affinché sia come un congedo ed in qualche modo un’eredità.
Sono arrivato in Diocesi sette anni fa, evidentemente un po’ impreparato, e ho cercato di realizzare nel modo più spedito possibile il mio apprendistato. Ho amato questa Chiesa con tutto il mio animo e con tutto il mio cuore e l’ho servita con tutte le mie energie, non conservando per me neanche un istante del tempo. Mi sono immedesimato con la vita umile e buona delle parrocchie della nostra Diocesi, visitandole tutte le volte che mi è stato chiesto.
Ho amministrato la stragrande maggioranza delle cresime, ho partecipato a decine di feste patronali, di feste mariane, ho visitato i malati per quanto ho potuto e mi sono immedesimato con la vostra vita, che ho sentito fin dal primo momento anche mia.
Da questa immedesimazione ho ricevuto un insegnamento straordinario che credo abbia compiuto e maturato ulteriormente la mia personalità umana, cristiana e sacerdotale.
Ho amato il clero, tutto il clero e, convinto come sono, che il primo gesto d’amore consista nel dire la verità, ho amato i sacerdoti e i religiosi offrendo loro periodicamente quell’aggiornamento di carattere teologico e pastorale che costituisce per me come uno scrigno prezioso dal quale, non soltanto in questi anni ma credo anche nei prossimi, chi vorrà potrà trarre utili insegnamenti per una coscienza vera di Cristo, della Chiesa e delle responsabilità missionarie che incombono su di essa.
Amare vuol dire curare l’educazione del proprio popolo, e su questo ho speso il massimo delle mie energie. La Chiesa particolare è una grande cosa. La Chiesa universale, come ci ha insegnato il Concilio Ecumenico Vaticano II, nasce e proviene dalle Chiese particolari, ma la Chiesa particolare non è un mondo particolaristico, chiuso nella ripetitività della vita quotidiana. La Chiesa è particolare se guarda e vive il grande respiro della Chiesa universale.
Per questo ho cercato di comunicarvi un grande amore al Papa. Non soltanto un’unione affettiva a lui ma, come ci chiedeva spesso il Beato Giovanni Paolo II, un’unità effettiva con lui. Ho desiderato e operato affinché, anche attraverso il mio magistero, il suo arrivasse a voi, e diventasse quel patrimonio di grandi categorie intellettuali e morali con cui impostare la vita quotidiana. Abbiamo guardato il Papa e così la nostra vita è diventata veramente particolare. Non abbiamo guardato soltanto il vertice e la radice dell’unità, ma abbiamo cercato di rivivere la grande tradizione cristiana e culturale che ora è divenuta il movimento che percorre la vita della Chiesa di San Marino - Montefeltro.
Abbiamo fatto rinascere grandi eventi di arte e di cultura.
Abbiamo ristrutturato le chiese più significative e riaperto il Museo diocesano come luogo dove la tradizione si fa presente e diventa incontro per gli uomini di oggi, non soltanto i cristiani ma tutti gli uomini di buona volontà. Abbiamo riaperto anche la Biblioteca e l’Archivio, portandoli ad uno splendore e ad una efficienza che ne fanno il vanto della nostra Diocesi, non soltanto fra noi ma anche nel contesto della Chiesa italiana.
Universalità e storia, sono stati questi i cardini del mio cammino con voi, ma insieme una immedesimazione con le grandi questioni antropologiche e culturali del nostro tempo. La centralità dell’educazione dei piccoli e dei grandi. Un sostegno dato alla famiglia perché, nel terribile attacco che la mentalità individualistica e consumistica perpetra verso di essa, la famiglia rimanga soprattutto quella realtà che chiede ancora la benedizione del cielo, ritrovi la propria dignità e quindi si assuma il compito della responsabilità missionaria.
Identità ecclesiale, cultura della fede, carità e missione. Lungo questo cammino abbiamo lavorato con tanto entusiasmo, anche se con qualche fatica, con qualche tensione e difficoltà, ma come una grande famiglia che guidata trova la sua quotidiana consistenza e la sua capacità di vita intensa, benevola e attiva. Su questo cammino della nostra Chiesa particolare è arrivata la più straordinaria delle conferme che una Chiesa possa desiderare, ancor prima che immaginare: la venuta del Santo Padre, Benedetto XVI, che ha passato con noi una straordinaria giornata, e che, a distanza di anni, mi ha ricordato essere stata una grande giornata anche per la sua vita di Pontefice.
Lo abbiamo visto passare fra di noi, accoglierci nello splendore del suo sguardo e nella grandezza del suo abbraccio, e ci siamo sentiti confermati, non solo io ma ciascuno di noi. Quando, quasi sul finire della sua indimenticabile omelia a Serravalle, ha detto che amava questo popolo, fatto di laici vivi, attivi, intraprendenti, vi confesso che mi sono commosso fino alle lacrime.
In quella espressione del Papa ho visto sintetizzata, in maniera mirabile ed insuperabile, l’intendimento con cui avevo vissuto questi straordinari anni insieme. Per ciascuno di essi sento una particolare gratitudine, oltre che verso Dio, verso ciascuno di voi, per la vostra apertura d’animo e la vostra sensibilità.
Non posso non comunicare anche a voi l’entusiasmo per Papa Francesco la cui presenza e la cui testimonianza si mostrano prospettive nuove di evangelizzazione e si aprono spazi immensi sia nel cuore della Chiesa che degli uomini.
Ho cercato di corrispondere, sacrificando tempo al riposo o rinunciando a particolari interessi, alle richieste provenienti dalla Santa Sede (Sinodo, Pontificio Consiglio dei Migranti), dalla Chiesa Italiana (Commissioni CEI) e dalle Diocesi e dal popolo cristiano in Italia nella direzione di un lavoro pastorale, culturale e di testimonianza dell’Avvenimento cristiano che hanno generato frutti abbondanti anche per la Diocesi di San Marino – Montefeltro (vocazioni sacerdotali e religiose, iniziative culturali, pellegrinaggi e ritiri spirituali, attenzione al patrimonio culturale – spirituale ecc.).
Così mi sembra di avere puntualmente obbedito alle indicazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II che chiede ad ogni vescovo di coniugare la cura della propria Chiesa particolare con l’affetto vivo alla Chiesa universale.
Parto da voi portando via esclusivamente le cose che avevo portato arrivando, e che mi sono servite in questi anni di vita fra voi che è stata come da sempre dignitosa e povera. Guardo perciò con tanta libertà a questi anni poiché nessuno potrà mai dire di aver ricevuto da me dei favori o di essere stato richiesto da me per un favore.
Così, fratelli miei, figli e figlie, questa nostra Chiesa che ho amato più di me stesso è passata, come ho detto una volta in una riflessione sulla visita del Papa, dalla piccola cronaca quotidiana alla grande storia di Dio. Perché la vita cristiana è partecipare alla costruzione, per quanto si può, dell’unica vera grande storia, che non è la storia delle culture, delle ideologie, dei poteri, dell’economia, dell’istintività, ma la storia di Dio, e i cristiani sono chiamati ad esserne protagonisti.
Questo è accaduto: la volontà del Signore e la sua misericordia ci hanno fatto passare dalla piccola cronachetta, in cui si ingrettisce ogni pur grande esperienza umana, all’unica cosa che mantiene grande il respiro umano, alta l’intelligenza, forte il cuore: partecipare alla storia di Dio.
Così mi verrebbe voglia, ma certamente non lo farò, mentre passerò le consegne al mio successore, di salutarlo come salutò un grande Cardinale della Chiesa italiana, forse il più grande del secolo scorso; consegnando il pastorale al successore disse: «Eccellenza, le consegno” la storia”».
Nessuno ha più di me la consapevolezza dei miei limiti e degli errori che ho fatto e forse delle difficoltà che, senza volerlo, obiettivamente ho potuto creare all’uno o all’altro, ma la consapevolezza del cammino che abbiamo fatto insieme mi fa dire, con molta tranquillità, che consegno al mio successore la storia. Mentre mi affido alle vostre quotidiane preghiere - per questo mio nuovo cammino che è iniziato da pochi mesi ed è certamente pieno di grandi sfide, ma anche di grandi difficoltà - assicuro la mia benedizione su ciascuno di voi, sulle vostre famiglie, sui vostri bambini, sugli anziani, da cui ho ricevuto così tanto come testimonianza di vita e di cultura, e su tutta questa Chiesa perché prosegua nella storia iniziata e dia testimonianza di Cristo al mondo, a questo mondo che vivendo lontano da Cristo, come ci ha insegnato il Santo Padre Benedetto XVI, vive inesorabilmente lontano dalla propria umanità.
Vi benedico tutti di cuore.

Ferrara, 30 novembre 2013

+ Mons. Luigi Negri Arcivescovo di Ferrara – Comacchio
Abate di Pomposa

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