Non è inconsueto né incomprensibile che un servizio pubblico radiotelevisivo venga coinvolto, spesso suo malgrado, nelle polemiche politiche di ordinaria o straordinaria amministrazione che siano. Quindi nulla di nuovo se anche lo sciopero di ieri sia diventato occasione - o talvolta pretesto - per qualche critica alla Radiotelevisione di Stato sammarinese, critica che però merita una risposta, per dovere di chiarezza. Rtv avrà pure moltissime responsabilità ma non ha né avrà mai, sotto questa Direzione Generale, alcuna disponibilità a condizionare impropriamente
chi in essa lavora. Tutti, lavoratori o non occupati che siano, hanno il diritto di esprimere la loro protesta nei limiti consentiti dalla legge. Come è stato formalmente comunicato ai sindacati di RTV, l’unico intervento diretto da parte dell’Azienda sarebbe stato quello di garantire sempre e comunque l’ingresso nella Sede ai lavoratori che non ritenessero opportuno aderire allo sciopero, ipotesi peraltro molto remota a San Marino e a RTV.
La Radiotelevisione di Stato ha delle regole che è tenuta a rispettare ma che ne garantiscono anche l’identità stessa. Trasparenza della proprietà (che ha sede legale a San Marino), dei bilanci, degli statuti e dei soci palesi o occulti che siano, dei finanziamenti, dei contratti che garantiscano i lavoratori sotto
tutti gli aspetti, per citarne solo alcuni non marginali. Dal 5 dicembre scorso tutto questo, è utile forse ricordarlo, è online per ulteriore trasparenza. Fra queste regole c’è anche quella dell’etica professionale, discutibile o meno, sancita da codici internazionali che garantiscono la tutela della persona dalla diffamazione, dalle false informazioni, da un uso strumentale della notizia a fini di parte, dal ricatto o dal killeraggio mediatico conto proprio o conto terzi e tutto questo genere di mercanzia. Non so se anche a San
Marino ciò avvenga o meno, ma so per certo che questo è avvenuto e avviene in Italia e non solo in Italia, e non solo grazie all’utilizzo sregolato dei nuovi media. C’è fra queste anche la regola che impone il rispetto del diritto di sciopero dei lavoratori. Se pertanto, come avviene ovunque nelle democrazie anche più recenti di San Marino, la Rappresentanza Sindacale Aziendale, regolarmente eletta, chiede che il Tg vada in forma ridotta e senza servizi, come peraltro di prassi in queste circostanze, questa Direzione Generale, fermo restando il fatto che venga rispettato il dovere come servizio pubblico di garantire l’informazione, reputa doveroso e opportuno rispettare questa decisione.
Le notizie sullo sciopero di ieri sono dunque state date con evidenza particolare. Per le immagini si è trattato di aspettare poche ore, visto che come è ovvio, saranno protagoniste dei Tg di oggi, dopo la ripresa regolare dei programmi. Il resto rischia di essere solo polemica inutile, sterile, prevedibile e talora apparentemente strumentale. Quando si comincia a sentire la crisi, quando la paura diventa uno slogan elettorale, quando soffiano i venti e le correnti sotterranee della politica (in certi momenti in cui si avvicinano o potrebbero avvicinarsi scadenze determinanti o presunte tali) questo rischio è forte, ovunque, in qualsiasi Paese. L’Azienda, nel confermare di avere compiuto anche ieri quanto dovuto, reputa infine doveroso esprimere solidarietà ai suoi lavoratori, oggetto di attacchi indegni da parte di personaggi con le idee evidentemente confuse su a chi sia consentito scioperare e a chi sarebbe invece proibito.
chi in essa lavora. Tutti, lavoratori o non occupati che siano, hanno il diritto di esprimere la loro protesta nei limiti consentiti dalla legge. Come è stato formalmente comunicato ai sindacati di RTV, l’unico intervento diretto da parte dell’Azienda sarebbe stato quello di garantire sempre e comunque l’ingresso nella Sede ai lavoratori che non ritenessero opportuno aderire allo sciopero, ipotesi peraltro molto remota a San Marino e a RTV.
La Radiotelevisione di Stato ha delle regole che è tenuta a rispettare ma che ne garantiscono anche l’identità stessa. Trasparenza della proprietà (che ha sede legale a San Marino), dei bilanci, degli statuti e dei soci palesi o occulti che siano, dei finanziamenti, dei contratti che garantiscano i lavoratori sotto
tutti gli aspetti, per citarne solo alcuni non marginali. Dal 5 dicembre scorso tutto questo, è utile forse ricordarlo, è online per ulteriore trasparenza. Fra queste regole c’è anche quella dell’etica professionale, discutibile o meno, sancita da codici internazionali che garantiscono la tutela della persona dalla diffamazione, dalle false informazioni, da un uso strumentale della notizia a fini di parte, dal ricatto o dal killeraggio mediatico conto proprio o conto terzi e tutto questo genere di mercanzia. Non so se anche a San
Marino ciò avvenga o meno, ma so per certo che questo è avvenuto e avviene in Italia e non solo in Italia, e non solo grazie all’utilizzo sregolato dei nuovi media. C’è fra queste anche la regola che impone il rispetto del diritto di sciopero dei lavoratori. Se pertanto, come avviene ovunque nelle democrazie anche più recenti di San Marino, la Rappresentanza Sindacale Aziendale, regolarmente eletta, chiede che il Tg vada in forma ridotta e senza servizi, come peraltro di prassi in queste circostanze, questa Direzione Generale, fermo restando il fatto che venga rispettato il dovere come servizio pubblico di garantire l’informazione, reputa doveroso e opportuno rispettare questa decisione.
Le notizie sullo sciopero di ieri sono dunque state date con evidenza particolare. Per le immagini si è trattato di aspettare poche ore, visto che come è ovvio, saranno protagoniste dei Tg di oggi, dopo la ripresa regolare dei programmi. Il resto rischia di essere solo polemica inutile, sterile, prevedibile e talora apparentemente strumentale. Quando si comincia a sentire la crisi, quando la paura diventa uno slogan elettorale, quando soffiano i venti e le correnti sotterranee della politica (in certi momenti in cui si avvicinano o potrebbero avvicinarsi scadenze determinanti o presunte tali) questo rischio è forte, ovunque, in qualsiasi Paese. L’Azienda, nel confermare di avere compiuto anche ieri quanto dovuto, reputa infine doveroso esprimere solidarietà ai suoi lavoratori, oggetto di attacchi indegni da parte di personaggi con le idee evidentemente confuse su a chi sia consentito scioperare e a chi sarebbe invece proibito.
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