"Cerchiamo una pace che duri per generazioni, non un breve interludio tra due guerre”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu riaccende una luce di speranza sui negoziati in Medio Oriente, sui quali pesano come un macigno gli ultimi attentati terroristici. Dopo l’assassinio in Cisgiordania di 4 coloni israeliani, nell’arco di 24 ore un secondo attacco è stato rivendicato da Hamas. Feriti marito e moglie. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, dalla Casa Bianca, ha esortato a "mettere fine allo spargimento di sangue". Le frange estremiste sperano però nel fallimento dei negoziati. "Dobbiamo difendere la pace dai nemici - ha dichiarato il premier israeliano - non dobbiamo consentire ai terroristi di metterne a repentaglio i progressi ". Ma “imparare a vivere insieme”, come ha esortato Netanyahu ad Abu Mazen, passa attraverso compromessi e rinunce. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese ha chiesto di mantenere il congelamento di nuovi insediamenti nei territori occupati. Una scelta obbligata, secondo il presidente egiziano Mubarak, che ha esortato Israele a "cogliere l'opportunità della pace senza lasciarsela sfuggire dalle mani". Netanyahu non vuole invece continuare la moratoria sugli insediamenti a Gerusalemme Est. Confini, sicurezza, ritiro dai Territori Occupati, rifugiati che vivono in miseria. Le posizioni tra i due leader sono distanti, radicate, mentre gli estremisti di Hamas che controllano Gaza minacciano di colpire ancora, fino nel cuore di Israele. L’unica speranza è affidata alla volontà dei due leader di metter fine al conflitto una volta per tutte. “Il presidente Abu Mazen - ha detto Netanyahu - è il mio partner per la pace”.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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