Mosca dubita delle prove fornite dagli Usa sull'uso di armi chimiche da parte di Damasco: “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Ci sono incongruenze, restano moltissimi dubbi”, ha detto il ministro degli Esteri Lavrov che ha aggiunto: “Un attacco americano contro la Siria potrebbe "rinviare per un lungo tempo, addirittura per sempre" la conferenza di pace cosiddetta 'Ginevra-2'”. Il ministro Mauro accoglie con favore la pausa di riflessione che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria: 'speriamo tutti in una soluzione politica'. Da Londra il governo precisa che, nonostante fosse stata autorizzata nel gennaio 2012, la licenza per la vendita di sostanze chimiche alla Siria, l'invio non fu mai effettuato per via dell'embargo. Intanto si apprende che il governo siriano si è rivolto ufficialmente al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, perché "si assuma le sue responsabilità al fine di prevenire ogni aggressione e incoraggiare una soluzione politica" al conflitto. Lo scrive l'agenzia governativa Sana. L'ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bashar al Jafari, è tornato a negare l'uso di armi chimiche da parte del governo e ad accusare i ribelli di aver fatto uso dei gas tossici. Il segretario di Stato Usa John Kerry ieri aveva paragonato Assad a Hitler e Saddam Hussein rivelando che nell'attacco del 21 agosto contro i ribelli, che ha causato oltre 1.400 morti, l'esercito ha usato gas sarin. All'interno della Lega Araba ci sono Paesi che "vogliono un intervento militare subito" in Siria, altri che chiedono "sia sotto l'egida Onu e nel rispetto del diritto internazionale", altri ancora che "sono contrari in ogni caso". Lo ha detto il segretario dell'organizzazione, Nabil Arabi.
Dall'Egitto: la decisione di "tagliare i legami con la Siria è stata presa in fretta dal presidente deposto, Mohamed Morsi, e non è particolarmente utile": parola del ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmi citato dalla Mena, bollando la politica di Morsi come "ideologica". Il governo provvisorio "rivedrà i rapporti con Damasco" per "rilanciare Ginevra 2" – ha detto il ministro. Intanto nel Paese regna ancora il caos. L'alleanza delle formazioni pro-Morsi fa appello a una nuova mobilitazione per domani: "il golpe è terrorismo", è lo slogan dell'iniziativa. Lo annunciano i pro-Morsi in un comunicato.
Papa Francesco ripete il suo grido di pace anche su Twitter: "Mai più la guerra! Mai più la guerra!", è il messaggio lanciato oggi sul suo profilo in nove lingue. Ieri il Pontefice ha detto no all'attacco in Siria (''la violenza chiama violenza'') e ha indetto per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria.
Dall'Egitto: la decisione di "tagliare i legami con la Siria è stata presa in fretta dal presidente deposto, Mohamed Morsi, e non è particolarmente utile": parola del ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmi citato dalla Mena, bollando la politica di Morsi come "ideologica". Il governo provvisorio "rivedrà i rapporti con Damasco" per "rilanciare Ginevra 2" – ha detto il ministro. Intanto nel Paese regna ancora il caos. L'alleanza delle formazioni pro-Morsi fa appello a una nuova mobilitazione per domani: "il golpe è terrorismo", è lo slogan dell'iniziativa. Lo annunciano i pro-Morsi in un comunicato.
Papa Francesco ripete il suo grido di pace anche su Twitter: "Mai più la guerra! Mai più la guerra!", è il messaggio lanciato oggi sul suo profilo in nove lingue. Ieri il Pontefice ha detto no all'attacco in Siria (''la violenza chiama violenza'') e ha indetto per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria.
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