resta sempre disastrosa la situazione nel Paese. I ribelli anti regime combattono nel centro di Aleppo, per entrare in uno dei quartieri cristiani della città, Al Midan. Testimoni intanto riferiscono di intensi bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione governativa a Damasco e sobborghi. La zona è abitata soprattutto da armeni ortodossi, gli attivisti hanno assicurato che la popolazione sarà protetta. E sempre gli attivisti hanno pubblicato un video che ritrae soldati dell’esercito siriano regolare appiccare il fuoco all’interno di una casa, mentre uno dei militari minaccia: “O Assad o bruciamo tutto il Paese”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ieri i morti sarebbero stati 140, tra cui 90 civili disarmati. Intanto il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov, ritiene ingenuo da parte dei Paesi arabi e occidentali aspettarsi che il presidente siriano Bashar al Assad cessi il fuoco per primo e ritiri le sue truppe dalle città. Per Lavrov una simile pretesa equivale a chiedere la capitolazione del regime, richiesta che né gli occidentali né i Paesi arabi, a suo avviso, hanno il diritto di avanzare.
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