Zahran Alloush è stato eliminato mentre stava tenendo una riunione in un edificio nei pressi di Damasco; probabilmente non si è neppure reso conto di ciò che stava piovendo dal cielo. Un raid aereo – russo, secondo varie fonti di stampa -, lo ha spazzato via. Era il leader di Jaysh al Islam, l'Esercito dell'Islam: la più forte formazione anti-Assad, di matrice salafita, nella periferia est della Capitale. Quelli che numerosi media occidentali definiscono “ribelli moderati”. Definizione problematica se si considera che Alloush nel 2013 aveva parlato con ammirazione di Osama Bin Laden, che definiva “fratelli” i qaedisti di Al Nusra, che affermava di voler sterminare quelli che definiva “miscredenti”. Cosa che in effetti fece in varie occasioni. Esattamente due anni fa, ad esempio, nella cittadina industriale di Adra, le sue truppe uccisero a sangue freddo decine di famiglie cristiane, alawite e druse. I più fortunati furono fucilati, gli altri decapitati. Pochi giorni fa era stato invitato a Riyad – dalle autorità saudite – per partecipare ai colloqui sul futuro della Siria. Del resto – su questo punto – Alloush aveva le idee chiare: più volte aveva dichiarato che combatteva per un emirato governato dalla legge della sharia. Forse, la sua morte, darà un impulso ulteriore alla controffensiva dei governativi siriani e alla lotta al terrorismo. Intanto l'ISIS minaccia Israele. "La Palestina - ha detto al Baghdadi in un messaggio audio - non sarà la vostra terra ne' la vostra casa ma il vostro cimitero". Nelle Filippine, ribelli musulmani hanno ucciso 14 cristiani proprio nel giorno di Natale. E nel frattempo la situazione si infiamma in Corsica, dove – ad Ajaccio - centinaia di persone infuriate hanno vandalizzato una sala di preghiera musulmana. Sarebbe la risposta ad un agguato nel quale – nella notte tra giovedì e venerdì - 2 vigili del fuoco erano rimasti gravemente feriti. Ieri un incontro iniziato come una dimostrazione di sostegno ai pompieri, è sfociato in atti di violenza contro la comunità islamica locale
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