Il 70 % degli italiani afferma “io e i miei cari stiamo peggio di 2-3 anni fa”. Il 51 % si dice pessimista circa il proprio futuro familiare e personale per il prossimo anno. Il 30 % ha decisamente ridotto il proprio tenore di vita. Tutto questo si ripercuote significativamente anche nei consumi alimentari. E’ quanto emerge dalla ricerca commissionata dalla provincia di Rimini per tracciare il profilo dell’evoluzione degli stili alimentari della popolazione italiana. 2001 interviste telefoniche per un campione rappresentativo degli italiani dai 14 anni in su. Il 25 % dichiara di aver ridotto le spese per mangiare da un anno a questa parte. Si tratta soprattutto di casalinghe e pensionati, ultra 44enni, con un picco elevato tra i 55 e i 64 anni. Stesso profilo con l’aggiunta dei salariati per i 3 milioni e 300 mila italiani che lamentano di mangiar male perché mangiar bene costa troppo. Stesso discorso per i circa 3 milioni di italiani che dichiarano di non mangiare abbastanza e di soffrire addirittura regolarmente la fame. Situazione che, in questo caso, interessa soprattutto gli over55enni, l’area della miseria senile. Tre profili che disegnano il disagio della classe socio-economica inferiore alla media. Mentre il ceto medio e i ceti privilegiati, da due-tre anni a questa parte, hanno tagliato le spese alimentari fuori casa.
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