La posizione espressa poche ore fa dall’Ambasciatore dell’Unione Europea in Israele Lars Faaborg-Andersen, ha fatto il giro dei media internazionali. Egli, intervenendo in nome dei principali Paesi quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia…, ha dichiarato senza mezzi termini che circa il susseguirsi di nuovi ed illegali insediamenti da parte d’Israele, l’UE ha perso la pazienza, e che già diversi Paesi membri dell’Unione, oltre a quelli già citati, avrebbero intimato ai propri operatori privati, di non investire e di non intrattenere rapporti commerciali nelle colonie situate in aree non contemplate dagli accordi del 1967.
Una dichiarazione piuttosto decisa, che ha avuto una forte eco, e che mi ha stimolato ad intervenire pubblicamente: ho la netta impressione, e sarei felice di esser smentito, che la Repubblica di San Marino su tale questione continui a cincischiare.
Già nel 2011 il nostro Paese non fece una brillante figura distinguendosi nel corso della 66° Assemblea Generale dell’ONU, per esser stato pressoché l’unico membro dell’Organizzazione a non aver minimamente affrontato nel proprio intervento, la questione centrale di quella assise, ovvero il riconoscimento alla Palestina dello status, sebbene osservatore, di Stato membro dell’ONU. Non solo, durante la votazione conclusasi positivamente peraltro con una standing ovation, la posizione di astensione di San Marino destò un certo imbarazzo ed incredulità, sia per tantissimi cittadini sammarinesi, sia nei corridoi degli organismi della comunità internazionale.
Ora non starò a dilungarmi circa i dettagli di quel passaggio poco edificante di cui si è resa protagonista la nostra politica estera, ma da semplice cittadino, ritengo che se da un lato sia giusto e normale per chiunque maturare un qualsivoglia proprio libero convincimento sulla vicenda Israelo-Palestinese, altrettanto non si possa dire per uno Stato, specie nella condizione in cui, il Governo di quel Paese riceve dal proprio Parlamento, un preciso mandato.
Vorrei ricordare, infatti, che nella seduta del 6 Marzo 2013, il Consiglio Grande e Generale ha approvato uno specifico Ordine del Giorno (allegato), che prevedeva una serie d’impegni piuttosto chiari, che se non rispettati, rischiano di creare una dimensione di oggettiva ingiustizia e mancato rispetto delle regole democratiche.
Tra gli impegni previsti, si dava mandato ad esempio al Governo di intraprendere ogni utile iniziativa tesa all’intensificazione dei rapporti con i Rappresentanti del popolo palestinese, ma a distanza di un anno e mezzo, non mi pare di aver visto e ne sentito nulla in questo senso da parte del Governo, mentre ho apprezzato più di un’iniziativa con lo Stato di Israele.
San Marino, che avrebbe dalla sua la grande opportunità, date le peculiarità storiche che le sono proprie e che forse pochi altri Stati al mondo possono vantare, di proporsi in Europa e a livello internazionale quale luogo ideale di dialogo sul tema della Pace, io ritengo debba fare qualcosa di più e di meglio, pertanto auspico che l’Esecutivo presti attenzione a queste considerazioni, e che i partiti che lo sostengono, in modo particolare il PSD, si facciano sentire e si adoperino affinché i contenuti di quell’Ordine del Giorno trovino la piena considerazione da parte della Segreteria competente.
Vorrei segnalare altresì, che l’anno 2014 è stato proclamato dalle Nazioni Unite, “Anno della Solidarietà con la Palestina”.
Mirko Tomassoni
Una dichiarazione piuttosto decisa, che ha avuto una forte eco, e che mi ha stimolato ad intervenire pubblicamente: ho la netta impressione, e sarei felice di esser smentito, che la Repubblica di San Marino su tale questione continui a cincischiare.
Già nel 2011 il nostro Paese non fece una brillante figura distinguendosi nel corso della 66° Assemblea Generale dell’ONU, per esser stato pressoché l’unico membro dell’Organizzazione a non aver minimamente affrontato nel proprio intervento, la questione centrale di quella assise, ovvero il riconoscimento alla Palestina dello status, sebbene osservatore, di Stato membro dell’ONU. Non solo, durante la votazione conclusasi positivamente peraltro con una standing ovation, la posizione di astensione di San Marino destò un certo imbarazzo ed incredulità, sia per tantissimi cittadini sammarinesi, sia nei corridoi degli organismi della comunità internazionale.
Ora non starò a dilungarmi circa i dettagli di quel passaggio poco edificante di cui si è resa protagonista la nostra politica estera, ma da semplice cittadino, ritengo che se da un lato sia giusto e normale per chiunque maturare un qualsivoglia proprio libero convincimento sulla vicenda Israelo-Palestinese, altrettanto non si possa dire per uno Stato, specie nella condizione in cui, il Governo di quel Paese riceve dal proprio Parlamento, un preciso mandato.
Vorrei ricordare, infatti, che nella seduta del 6 Marzo 2013, il Consiglio Grande e Generale ha approvato uno specifico Ordine del Giorno (allegato), che prevedeva una serie d’impegni piuttosto chiari, che se non rispettati, rischiano di creare una dimensione di oggettiva ingiustizia e mancato rispetto delle regole democratiche.
Tra gli impegni previsti, si dava mandato ad esempio al Governo di intraprendere ogni utile iniziativa tesa all’intensificazione dei rapporti con i Rappresentanti del popolo palestinese, ma a distanza di un anno e mezzo, non mi pare di aver visto e ne sentito nulla in questo senso da parte del Governo, mentre ho apprezzato più di un’iniziativa con lo Stato di Israele.
San Marino, che avrebbe dalla sua la grande opportunità, date le peculiarità storiche che le sono proprie e che forse pochi altri Stati al mondo possono vantare, di proporsi in Europa e a livello internazionale quale luogo ideale di dialogo sul tema della Pace, io ritengo debba fare qualcosa di più e di meglio, pertanto auspico che l’Esecutivo presti attenzione a queste considerazioni, e che i partiti che lo sostengono, in modo particolare il PSD, si facciano sentire e si adoperino affinché i contenuti di quell’Ordine del Giorno trovino la piena considerazione da parte della Segreteria competente.
Vorrei segnalare altresì, che l’anno 2014 è stato proclamato dalle Nazioni Unite, “Anno della Solidarietà con la Palestina”.
Mirko Tomassoni
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