In via di conclusione l’ottobre rosa, il mese da sempre dedicato in Italia alla prevenzione del tumore al seno, la neoplasia più frequente nel sesso femminile, con 55.000 nuovi casi ogni anno in Italia.
Benedetta de Mattei ha incontrato la dott.ssa Nicoletta Orthmann - Coordinatore medico-scientifico Fondazione Onda - Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, per capire come prevenire il tumore al seno e quali sono i primi segnali da non sottovalutare per una diagnosi precoce, che fa la differenza.
QUANTO È DIFFUSO
Il carcinoma della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile: si ammala una donna su dieci. Annualmente sono diagnosticati in Italia circa 55.000 nuovi casi, di cui solo l’1% nei maschi. Nonostante tale neoplasia rappresenti ancora oggi la prima causa di morte per tumore nel sesso femminile nel mondo (circa 13.000 decessi/anno stimati), grazie alla diagnosi precoce, ai continui progressi della ricerca e alle nuove terapie utilizzate, molte pazienti possono guarirne, come dimostra il costante trend di crescita dei tassi di sopravvivenza.
COME PREVENIRLO
Per prevenire il tumore al seno è importante adottare uno stile di vita sano, basato su un’alimentazione equilibrata e varia, povera di grassi, ricca di frutta e verdura, povera di grassi, e svolgere un esercizio fisico regolare.
Cruciale è poi il ruolo della diagnosi precoce che permette di individuare il tumore in fase iniziale, consentendo migliore curabilità e dunque maggiori possibilità di guarigione e minor invasività di intervento. È poi importante controllare regolarmente il proprio seno, per individuare alterazioni visibili (cambiamenti della forma del seno, retrazione del capezzolo, secrezioni o perdite ematiche, tumefazioni, cambiamenti dell’aspetto della pelle) ed eventuali noduli sospetti al tatto. Per questo è importante imparare a conoscere il proprio seno attraverso l’autopalpazione come abitudine periodica che sarebbe bene iniziare a fare già a partire dai 20 anni. Occorre prestare un’attenzione ancora maggiore ed è saggio ripetere frequentemente l’autopalpazione, se vi sono fattori di rischio.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO
I principali fattori di rischio sono:
sesso femminile: le donne hanno un rischio di sviluppare un tumore al seno circa 100 volte superiore rispetto agli uomini;
età: oltre l’80% dei casi di tumore del seno colpisce donne sopra i 50 anni, anche se stanno aumentando i casi registrati nella popolazione fertile;
familiarità: storia familiare di tumore della mammella (madre, sorelle, figlie o anamnesi positiva in famiglia materna e/o paterna)
ereditarietà: sono stati identificati molteplici geni implicati nella trasmissione ereditaria del carcinoma mammario, la cui mutazione è stimata responsabile del 5-10% dei casi di carcinoma mammario complessivamente considerati. La maggior parte delle forme ereditarie è dovuta alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili anche delle forme ereditarie di carcinoma ovarico;
fattori ormonali: menarca precoce, menopausa tardiva, utilizzo prolungato di terapie ormonali sostitutive assunte durante la menopausa, nulliparità e mancato allattamento (gravidanza e allattamento, essendo condizioni in cui l’organismo riduce la produzione di estrogeni, hanno al contrario un effetto protettivo verso la malattia);
obesità: numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che una condizione di obesità (in particolare nel periodo post-menopausa) aumenta il rischio di sviluppare un tumore mammario. Inoltre, nelle donne affette da tumore al seno l’obesità influisce sulla storia naturale della malattia, peggiorando la prognosi e aumentando il rischio di recidive.
abitudini di vita scorrette, in particolare: eccessivo carico di grassi nella dieta, elevato consumo di alcol, sedentarismo e fumo di sigaretta.
PRIMI CAMPANELLI D’ALLARME A CUI FARE ATTENZIONE
- Presenza di noduli
- Protuberanze o ispessimenti della mammella o della zona ascellare.
- Infossamenti o rilievi sulla superficie del seno.
- Secrezione di liquido dal capezzolo (se la perdita è bilaterale normalmente la causa è ormonale mentre quella monolaterale dovrebbe mettere in allarme)
- Variazioni di forma o dimensione del seno.
- Cambiamenti di aspetto della pelle, del capezzolo o dell’areola (come una pelle a buccia d’arancia, gonfiori, arrossamenti, sensazioni di calore ecc.).
Nella maggior parte dei casi il tumore il seno non dà però evidenti manifestazioni di sé, ed è dunque fondamentale sottoporsi regolarmente a controlli specialistici clinico-strumentali.
QUALI CONTROLLI
Per le donne giovani, che non hanno una storia familiare di tumore alla mammella, è consigliabile un controllo clinico annuale del seno. La valutazione clinica può essere eventualmente completata da un’ecografia mammaria, che è l’esame strumentale indicato per la mammella “giovane” in ragione del suo aspetto denso. A partire dai 40 anni (qualche anno prima in caso di familiarità), le donne dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia, l’esame radiografico della mammella, che rappresenta ad oggi la metodica diagnostica più attendibile, essendo in grado di evidenziare la presenza di tumori mammari non ancora palpabili. Le moderne apparecchiature utilizzano bassi dosaggi di raggi x, consentendo la ripetizione routinaria dell’esame senza eccessivi rischi.
Eventualmente la mammografia può essere affiancata, in selezionati casi, da altre più complesse indagini strumentali, come la risonanza magnetica. Sarà il medico di fiducia a dare indicazioni sulla periodicità e programmazione dei controlli, in base alla storia clinica, personale e familiare, della paziente.
IL TUMORE AL SENO PUÒ ESSERE BENIGNO O MALIGNO
Si il termine “tumore al seno” comprende molte e diverse condizioni di malattia a carico della ghiandola mammaria, classificabili in due grandi categorie:
- tumori benigni (fibroadenomi) che sono comuni nelle donne giovani, soprattutto nelle nullipare (che non hanno ancora avuto gravidanze) e vengono asportati chirurgicamente solo se presentano elevate dimensioni o se modificano il proprio aspetto nel tempo;
- tumori maligni (carcinomi, i più diffusi), dovuti alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che degenerano, trasformandosi appunto in cellule maligne e che possono staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere le strutture circostanti e, successivamente, anche gli altri organi.
DIVERSI STADI DI UN TUMORE AL SENO MALIGNO
- Lo stadio 0 indica i carcinomi in situ (lobulare o duttale). I carcinomi in situ non sono dei veri e propri tumori, ma sono caratterizzati da trasformazioni cellulari che più o meno facilmente possono evolvere verso una forma di tumore maligno vero e proprio.
- Lo stadio I è caratterizzato da tumori di piccole dimensioni (meno di 2 cm), senza interessamento dei linfonodi ascellari. I tumori allo stadio I hanno la probabilità di guarire del 98%.
- Lo stadio II comprende tumori di dimensioni maggiori (maggiori di 2 cm), senza coinvolgimento linfonodale o tumori più piccoli ma con coinvolgimento linfonodale.
Nello stadio III il tumore è localmente avanzato: si tratta di un tumore di qualunque dimensione che ha coinvolto in modo esteso i linfonodi ascellari o i tessuti circostanti come la pelle, i muscoli o la parete toracica.
- Lo stadio IV comprende, invece, i tumori con metastasi a distanza. Gli organi in cui il tumore mammario può più frequentemente migrare sono le ossa, il fegato, il polmone e più raramente il cervello. La terapia e la prognosi sono diverse a seconda dello stadio di malattia.
QUALE CURA
Molti sono i fattori biologici che caratterizzano un tumore al seno ed è quindi necessario che il programma di cura sia personalizzato. Quasi tutte le donne, cui è diagnosticato un tumore del seno, indipendentemente dallo stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti malati. Nei casi in cui è possibile, si ricorre alla chirurgia conservativa, asportando solo la parte in cui si trova la lesione, mentre talvolta sono invece necessari interventi più estesi. Molto importante è l’esame istologico condotto dal laboratorio di anatomia patologica sul pezzo operatorio, poiché fornisce tutte le caratteristiche proprie del tumore, indispensabili per definire un programma di cura specifico e personalizzato. È una sorta d’identikit, che ci dice se il tumore è aggressivo, a lenta crescita, sensibile agli ormoni, etc.
A seconda dei casi l’intervento può essere seguito dalla radioterapia o chemioterapia. In alternativa, qualora il tumore sia risultato all’indagine istologica ormono-dipendente, cioè sensibile all’azione degli ormoni per la presenza di specifici recettori, viene posta indicazione per il trattamento a base di terapia ormonale. In alcuni casi la chemioterapia viene somministrata prima dell’intervento per ridurre la dimensione e l’aggressività del tumore (si parla, in questo caso, di chemioterapia neoadiuvante).
Le misure terapeutiche oggi a disposizione per curare il tumore alla mammella sono estremamente efficaci. L’efficacia è maggiore tanto più precocemente viene diagnosticato il tumore, quando è ancora di piccole dimensioni ed è limitato al tessuto ghiandolare di origine.
La raccomandazione è dunque quella di eseguire controlli clinici e strumentali regolarmente, secondo le tempistiche indicate dal vostro medico di fiducia in base alla vostra storia clinica, personale e familiare.
Benedetta de Mattei