Il 27 gennaio del 1945 l’armata rossa aprì i cancelli di Aushwitz, liberando quello che rimaneva dei deportati. I soldati russi, pur abituati alla violenza della guerra, rimasero attoniti, increduli, di fronte a tanta disumanità. È doveroso ricordare oggi, e soprattutto ricordare in modo completo e corretto, cos’è stato l’olocausto. Moni Ovadia, musicista di origine ebraica, ha scritto qualche giorno fa: “Tutto è incentrato sulla commemorazione del popolo ebraico. Nei lager nazisti son morti tra gli undici e i tredici milioni di persone. Di questi, 6 milioni erano ebrei. Ma 500mila erano rom e sinti, 3 milioni gli slavi e poi omosessuali, antifascisti, testimoni di Geova, disabili. Perché non si parla anche di loro? Questa giornata non è stata istituita solo per gli ebrei. Il Giorno della Memoria doveva essere importante per una riflessione comune sull’Europa, sulle ragioni dello sterminio.” Ecco, concentriamoci sulle ragioni dello sterminio, perché non basta ricordare, ma bisogna capire le motivazioni di quello che è successo, riconoscerne i primi sintomi se davvero vogliamo che non succeda più, analizzare e capire come sia stato possibile che la gente accettasse le leggi razziali, che vicini di casa denunciassero persone con le quali avevano rapporti umani normali e buoni, collocare il fenomeno dell’odio in una storia più generale. Ieri Cacciari su Radio3 ha parlato dell’identità separata dal tutto, separata dall’altro, alla base di una visione del mondo malata e disponibile a mettere da parte, all’indifferenza, a cancellare “l’altro da noi”. Oggi viviamo nel delirio della nostra identità separata dall’altro, caratterizzata dal “prima noi” e finchè ci sarà questo tipo di identità i razzismi saranno possibili. Non dimentichiamo gli stermini del secolo scorso nella ex Jugoslavia, il genocidio dei Tootsie, i campi della morte in Cambogia, dei gulag staliniani e, per andare più indietro nel tempo, lo sterminio del pellerossa americani e degli aborigeni australiani. Il “Giorno della Memoria” deve diventare giorno “delle Memorie” nel quale si discuta di tutto questo sui mass media, nelle scuole e nelle università tutto l’anno, non per pura retorica, ma con lo scopo di costruire la cultura giusta per un mondo di pace, di uguaglianza, di giustizia sociale, nel quale nessuno venga prima dell’altro, ma insieme e con tutte le differenze si cammini sulla strada comune dell’umanità.
c.s. Marina Lazzarini, Sinistra Socialista Democratica