I ricorsi di Costituzionalità presentati dalle forze di opposizione, peraltro accompagnati da gesti eclatanti quali l’ennesimo abbandono dell’Aula Consiliare, possono essere annoverati fra le tante questioni che in questi mesi hanno agitato il Paese.
Oggi, finalmente, è giunto l’epilogo che mette un punto definitivo (o quasi, in quanto manca ancora la pronuncia sul Decreto n. 80) alla questione di legittimità costituzionale dei Decreti c.d. Salva-banche, ossia i decreti recanti “Misure urgenti a sostegno del sistema bancario e finanziario”.
Si è pronunciato in questi giorni il Collegio Garante, ritenendo le censure in parte infondate, in altra, totalmente inammissibili.
Significativa è la motivazione a fondamento della decisione dei Garanti, che pone un accento assai forte su come è stato impostato il ricorso. Il Collegio Garante ha infatti rilevato la sussistenza dei presupposti di necessità e urgenza, elementi imprescindibili per l’emanazione di qualsiasi decreto-legge. Elementi che, ad avviso dei Consiglieri di opposizione, erano del tutto assenti.
Per contro, i Garanti individuano esattamente quelle condizioni di necessità e urgenza, che giustificano l’adozione di un atto avente forza di legge, con queste parole: “non può dubitarsi che la situazione di crisi finanziaria e le minacce alla stabilità del sistema economico e finanziario, cui i provvedimenti in oggetto intendono far fronte, siano ragioni sufficienti per considerare quantomeno non impassibile la valutazione del Congresso di Stato (confermata dal Consiglio grande e Generale” sulla sussistenza di condizioni di necessità e urgenza del provvedere”.
Più dure, invece, le motivazioni dell’infondatezza dei ricorsi, la cui argomentazione è stata ritenuta dal Collegio Garante “piuttosto generica […], senza peraltro una chiara enunciazione delle ricadute, ai fini dei presenti ricorsi, della disciplina sulla copertura delle spese e sui vincoli di bilancio prevista dall’ordinamento italiano”.
Una svista, quest’ultima, che non è passata immune da un giudizio alquanto severo dei Garanti, i quali si interrogano, tra le altre cose, sul riferimento alla normativa italiana che, notoriamente, non trova applicazione nella nostra Repubblica, in quanto Stato Sovrano dotato di piena potestà legislativa.
Aldilà comunque delle considerazioni prettamente giuridiche - dalle quali si evince in ogni caso una certa leggerezza nella proposizione dei ricorsi in questione - l’esito di questa vicenda non può che renderci soddisfatti del lavoro svolto dal Governo e dalla maggioranza tutta, nei mesi passati.
Mesi in cui tutta la Repubblica ha vissuto da momenti di forte difficoltà nel gestire una situazione che - ora pacificamente - presentava caratteri di necessità e urgenza e alla quale si è saputo far fronte, senza mai fuoriuscire dal recinto invalicabile e sempre rispettosamente osservato (checché se ne dica in questi giorni) delle leggi del nostro Stato.
Oggi, finalmente, è giunto l’epilogo che mette un punto definitivo (o quasi, in quanto manca ancora la pronuncia sul Decreto n. 80) alla questione di legittimità costituzionale dei Decreti c.d. Salva-banche, ossia i decreti recanti “Misure urgenti a sostegno del sistema bancario e finanziario”.
Si è pronunciato in questi giorni il Collegio Garante, ritenendo le censure in parte infondate, in altra, totalmente inammissibili.
Significativa è la motivazione a fondamento della decisione dei Garanti, che pone un accento assai forte su come è stato impostato il ricorso. Il Collegio Garante ha infatti rilevato la sussistenza dei presupposti di necessità e urgenza, elementi imprescindibili per l’emanazione di qualsiasi decreto-legge. Elementi che, ad avviso dei Consiglieri di opposizione, erano del tutto assenti.
Per contro, i Garanti individuano esattamente quelle condizioni di necessità e urgenza, che giustificano l’adozione di un atto avente forza di legge, con queste parole: “non può dubitarsi che la situazione di crisi finanziaria e le minacce alla stabilità del sistema economico e finanziario, cui i provvedimenti in oggetto intendono far fronte, siano ragioni sufficienti per considerare quantomeno non impassibile la valutazione del Congresso di Stato (confermata dal Consiglio grande e Generale” sulla sussistenza di condizioni di necessità e urgenza del provvedere”.
Più dure, invece, le motivazioni dell’infondatezza dei ricorsi, la cui argomentazione è stata ritenuta dal Collegio Garante “piuttosto generica […], senza peraltro una chiara enunciazione delle ricadute, ai fini dei presenti ricorsi, della disciplina sulla copertura delle spese e sui vincoli di bilancio prevista dall’ordinamento italiano”.
Una svista, quest’ultima, che non è passata immune da un giudizio alquanto severo dei Garanti, i quali si interrogano, tra le altre cose, sul riferimento alla normativa italiana che, notoriamente, non trova applicazione nella nostra Repubblica, in quanto Stato Sovrano dotato di piena potestà legislativa.
Aldilà comunque delle considerazioni prettamente giuridiche - dalle quali si evince in ogni caso una certa leggerezza nella proposizione dei ricorsi in questione - l’esito di questa vicenda non può che renderci soddisfatti del lavoro svolto dal Governo e dalla maggioranza tutta, nei mesi passati.
Mesi in cui tutta la Repubblica ha vissuto da momenti di forte difficoltà nel gestire una situazione che - ora pacificamente - presentava caratteri di necessità e urgenza e alla quale si è saputo far fronte, senza mai fuoriuscire dal recinto invalicabile e sempre rispettosamente osservato (checché se ne dica in questi giorni) delle leggi del nostro Stato.
Riproduzione riservata ©