La scelta di un ulteriore debito sta a segnalare che i problemi strutturali, di competitività e di attrattività del Paese non sono ancora risolti. La percezione di conflittualità rende non percepibile un chiaro progetto di sviluppo e tutto questo appesantisce ulteriormente la sensazione di stallo che si vive da anni. La novità è che questa volta almeno è un debito interno con costi sicuramente inferiori a quelli precedenti. Con questo ulteriore debito non ci si mette, come con l’altro più cospicuo, in posizione di debolezza verso soggetti esterni. Ma è comunque debito che in assenza di progetti rischia di essere dissipato solo per tappare le falle di sistema e nella spesa corrente. Alcuni di noi hanno fortemente criticato la scelta del primo debito con Cargill, proponendo da tempo la strada del debito interno per fare fronte al problema della liquidità pubblica: sicuramente sarebbe costato di meno. Pertanto accogliamo positivamente questa novità, ma suona un ulteriore campanello di allarme sulla salute economica del Paese. Come recuperare competitività, attrattività e quindi fare ripartire lo sviluppo? Soprattutto in uno scenario globale di guerra e di possibile stagflazione come quello che stiamo vivendo? San Marino non ha tante risorse e pertanto non ha molte ricette possibili per giungere al risultato. Le sue uniche risorse sono le persone. Le persone vengono valorizzate se rispettate, e messe in grado di lavorare per la propria parte ad un progetto comune. Noi crediamo fortemente in una nuova politica, la politica del dialogo, delle regole, della responsabilità, della professionalità, del rispetto Istituzionale, per giungere a soluzioni condivise. Per realizzare questa politica occorre un salto culturale, sancito da un patto sociale forte: basta scorciatoie, basta pratiche offshore, basta furberie, basta corruzione, basta difesa dei privilegi e degli orticelli ad oltranza. Per uscire da questo incubo, che sembra non avere fine, fatto di scontro politico, violenza verbale, strumentalizzazioni mediatiche, polemiche giudiziarie, spreco e improduttività. La sola strada percorribile è un’alleanza che porti con progressione alla determinazione di una nuova classe dirigente che si uniformi senza tentennamenti ai principi etici dell'onestà e della laboriosità, del rispetto e valorizzazione delle persone e non di certo dell’annientamento delle stesse per meri scopi di potere. Se non si vuole il taglio dello stato sociale e della spesa pubblica, occorre mettersi al lavoro senza indugi su progetti di sviluppo ad alta redditività per lo Stato. Occorre mettere in moto la pubblica amministrazione su progetti di sviluppo, ridare fiducia al tessuto interno e valorizzare le competenze. Il paese ha bisogno di indirizzi e progetti fattibili in tempi rapidi e concreti, per questo invitiamo il Governo e tutta la classe dirigente del Paese a definirli in concerto con le parti sociali e le associazioni e concretizzarli. La macchina delle risorse umane, alimentata da dignità e competenza professionale e di orgoglio per l’appartenenza a questo meraviglioso Paese pieno di grande potenziale, va accesa ed in fretta.
cs DEMOS