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Di Giacomo (S.PP.) - Tragico bollettino di una settimana dal carcere

2 apr 2025
Di Giacomo (S.PP.) - Tragico bollettino di una settimana dal carcere

“Con il suicidio della donna detenuta a Milano-Bollate cinque suicidi – con un totale di 26 detenuti che, in tre mesi, si sono tolti la vita - e almeno altri quattro decessi per cause da accertare con modalità di autolesionismo, cinque rivolte, un detenuto in fuga (da Bologna) successivamente arrestato, 78 agenti penitenziari aggrediti e costretti a cure sanitarie, 6,5 kg. di sostanze stupefacenti e 32 telefonini sequestrati: è il bollettino del carcere nella settimana scorsa. Un bollettino di guerra soprattutto per il personale penitenziario che ha fronteggiato rivolte e violenze che hanno causato circa 1,2 milioni di euro di danni”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo sottolineando che “è questo lo scenario nel quale nella settimana si sono svolte le cerimonie per l’anniversario del Corpo, ancora in corso. Altro che festa. Gli agenti, costretti a turni di lavoro già di per massacrati con in media 10 ore al giorno, durante gli episodi di violenza non solo fanno più ore di lavoro ma rischiano la vita. È una situazione che al pericolo per i servitori dello Stato aggiunge la beffa della distruzione di arredi, suppellettili, devastazione di celle e reparti per danni sempre a carico della collettività”. Per Di Giacomo “dalla ripresa delle rivolte di questa settimana arrivano chiari segnali della crescente tensione che sta montando negli istituti penitenziari e in quelli per minori dove l’effetto emulazione ha un ruolo importante per ripetere le gesta degli adulti. Non sappiamo cosa c’è da aspettarsi ancora se non che ci scappi il morto tra il personale penitenziario che lo ricordiamo non è stato assunto con regole di ingaggio da guerra. Non c’è bisogno della “palla di cristallo” per prevedere che la situazione, già di grande emergenza e del tutto inedita per gravità rispetto a sempre, con un clima di tensione persino superiore a quello che si è registrato con l’emergenza pandemica, è destinata a diventare ancora più pesante. Noi – aggiunge - più semplicemente continuiamo a cogliere ed interpretare, già da settimane, gli inquietanti segnali che l’Amministrazione Penitenziaria invece preferisce ignorare, tra i quali, tentativi di evasione e la diffusione di telefonini sempre più tecnologicamente avanzati. Non siamo pronti a fronteggiare nuove rivolte e soprattutto siamo stanchi – continua – di pagare il pezzo più alto con il rischio di incolumità personale, per responsabilità politiche e di Governo, fronteggiando tensioni e sofferenze della popolazione carceraria come di persone con problemi psichici, tossicodipendenti che non dovrebbero trovarsi in cella ma in altre strutture. Il personale è chiamato a fermare rivolte e violenze, con strumenti e mezzi inadeguati, in numero insufficiente e sempre sotto la “spada di Damocle” del reato di tortura e di provvedimenti disciplinari. È ora di fare chiarezza: lo Stato dica da che parte sta, se da quella dei detenuti o dei suoi “servitori” mettendo in campo misure concrete di tutela”.

Comunicato stampa
Sindacato Polizia Penitenziaria





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