“In questo difficile momento come associazione di categoria prendiamo ancora più coscienza del nostro ruolo e ci mettiamo a disposizione non solo degli associati, ma di tutta la comunità. Conosciamo bene le difficoltà di tutti i settori e il nostro imperativo è: non lasciamo indietro nessuno. Ecco perché questa analisi del DL Cura Italia, un provvedimento che ha manifestato da subito la sua inadeguatezza rispetto al baratro in cui è sprofondata l’economia italiana. Innanzitutto, come ammontare di risorse: 25 miliardi di euro risultano essere del tutto insufficienti, anche alla luce dell’incertezza sull’effetto moltiplicatore che dovrebbero generare. Quindi l’impostazione. Non è attraverso la sospensione delle imposizioni fiscali che si può pensare di supportare le imprese. Alla chiusura delle attività turistiche e commerciali non si risponde con il rimando delle imposte di qualche mese, ma con la loro cancellazione per un periodo congruo. Inoltre serve assolutamente più chiarezza: si parla ad esempio di congelamento delle rateizzazioni delle cartelle esattoriali, ma non si fa riferimento agli avvisi degli anni passati che sono stati rateizzati. Queste non sono cartelle ex Equitalia, ma rateizzazioni di imposte, e vanno assolutamente inserite nel paniere dei congelamenti. E ancora sullo slittamento dei versamenti delle imposte: viene concesso solo ad alcune categorie, escludendone numerose parimenti colpite dall’emergenza. Perché? Sono addirittura dimenticate nel Cura Italia alcune misure “di sopravvivenza” per il tessuto commerciale e turistico: a partire dallo slittamento del pagamento delle utenze. Sulla sospensione dei tributi locali stanno intervenendo i singoli Comuni del nostro territorio, come hanno già annunciato ad esempio Rimini, Riccione e Santarcangelo (ma sono convinto che anche gli altri si affiancheranno) che vanno nella direzione giusta e ringraziamo per aver raccolto le nostre istanze. Così come ovviamente vanno ringraziati anche la Prefettura e tutte le donne e gli uomini delle forze dell’ordine per il grande impegno profuso. Per quanto riguarda i provvedimenti nazionali invece ancora proprio non ci siamo. Insieme alla Confcommercio nazionale e a quella regionale dell’Emilia Romagna abbiamo predisposto un documento da sottoporre al governo perché questo Decreto va assolutamente rivisto e modificato. Servono contributi a fondo perduto e iniezioni di liquidità nel sistema, senza appesantire l’equilibrio economico-finanziario delle imprese, già precario prima dell’emergenza sanitaria. Nel Cura Italia gli aiuti dal punto di vista finanziario sono destinati a chi è finanziabile da parte del sistema bancario, quindi chi è in grande difficoltà non potrà essere aiutato. Al momento poi non sono ancora poco chiare le procedure per le varie casse integrazioni e per la sospensione dei mutui/finanziamenti (sussistono dubbi anche su chi possa accedere a tali strumenti). Altrettanto discutibile la previsione del credito d’imposta sugli affitti, a vantaggio solo ad alcune categorie economiche: quelle obbligate alla chiusura (e neppure tutte). Sono quindi esclusi i negozianti cui è stato concessa la continuazione dell’attività, ma che chiaramente hanno subito pesantemente il crollo dei fatturati, in molti casi preferendo la chiusura. Né non sono stati considerati tutti coloro che operano con l'affitto d'azienda. E’ necessario prevedere aiuti anche per queste attività. L’indennità dei 600 euro è una misura assolutamente fuori scala, una cifra insufficiente, oserei dire vergognosa, cui non può essere riconosciuto il ruolo di reale sostegno. Sperando di avere almeno scongiurato la previsione di un click day o di domande a tempo per l’assegnazione della stessa. E non dimentichiamo che è di vitale importanza un piano straordinario sul turismo, uno dei comparti maggiormente colpiti dall’emergenza, in grande difficoltà ora e con previsioni funeste per il futuro. Il turismo ha bisogno di ossigeno, di liquidità, per ripartire il prima possibile. Va data una risposta certa a tutti i soggetti che compongono la nostra articolata offerta turistica, dagli alberghi ai pubblici esercizi, dalle discoteche agli stabilimenti balneari, fino ai parchi tematici. Il tutto, andrà fatto senza alimentare ulteriori burocrazie e lungaggini che oggi non sono più tollerabili, né sostenibili dalle imprese. A più riprese il DL Cura Italia richiama una sorta di Decreto “di riparazione” in aprile. Ma sarà tardi, oggi è già tardi. Il sistema sta collassando e non ci si possono permettere ritardi e approssimazioni. Non tutti gli imprenditori hanno le spalle coperte e in pochissimi, soprattutto tra le piccole aziende, possono permettersi periodi di inattività. Senza di loro però salta il commercio, salta il turismo, saltano i dipendenti e salta la sussistenza tutte le famiglie. Credo che vada sottolineato ancora una volta: stiamo a casa, ma ci aspettiamo risposte certe e veloci da chi ci governa”.
DL “Cura Italia”, per il presidente di Confcommercio Indino: “Si sta manifestando inadeguato rispetto al baratro in cui sta sprofondando l’economia
24 mar 2020
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