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Indino, Confcommercio Rimini: “La richiesta di lavoratori sale, ma la disoccupazione rimane alta: c’è qualcosa che non va"

1 ott 2021
Indino, Confcommercio Rimini: “La richiesta di lavoratori sale, ma la disoccupazione rimane alta: c’è qualcosa che non va"

"È giunto il momento di rimettere mano alla materia lavoro per cavalcare la ripresa e permettere alle aziende di investire, anche in occupazione. Le imprese, quelle del turismo in particolare, hanno bisogno di uno sgravio della burocrazia, della semplificazione degli adempimenti e dell’abbassamento del costo del lavoro. Strumenti come i Voucher sono stati cancellati con troppa facilità anziché ridiscuterli per correggerne i difetti. Sarebbe opportuno che istituzioni e sindacati tornassero al tavolo per trovare soluzioni condivise, costruendo percorsi efficaci ed efficienti, che il tessuto imprenditoriale del territorio merita e attende”

“I numerosi problemi di reclutamento del personale da parte delle aziende – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino – trovano evidenza anche nell’indagine della Camera di Commercio della Romagna resa nota nei giorni scorsi. La flessione di disponibilità a lavorare sconta anche gli effetti del Reddito di Cittadinanza che, così come è stato sviluppato, disincentiva le persone a cercare lavoro. Sul nostro territorio, ad altissima vocazione turistica, ne abbiamo avuto l’ennesima conferma quest’estate, con le aziende a fare i salti mortali per trovare personale stagionale. La richiesta di lavoratori sale, ma la disoccupazione rimane alta: significa che c’è qualcosa che non va. È giunto il momento di rimettere mano alla materia lavoro. La strada da percorrere per cavalcare la ripresa e permettere alle aziende di investire, anche in occupazione, è quella che contempla lo sgravio della burocrazia, la semplificazione degli adempimenti e l’abbassamento del costo del lavoro, che ad oggi è pressoché insostenibile per le imprese e poco appagante per i lavoratori. Le imprese, quelle del turismo in particolare, hanno bisogno di flessibilità e semplicità. Strumenti come sono stati i “Voucher lavoro” sono stati cancellati con troppa facilità, buttando via il bambino con l’acqua sporca. Erano strumenti utili, che potevano essere ridiscussi per correggerne i difetti creando un dispositivo che andasse incontro alle esigenze di determinati settori, quali soprattutto il turismo. Sarebbe opportuno che istituzioni e sindacati tornassero al tavolo per trovare soluzioni condivise. Ne ho parlato anche con il ministro del Turismo, Garavaglia, che ha mostrato attenzione sulla possibilità del ritorno dei Voucher per il settore del turismo. Da decenni stiamo lavorando con successo alla destagionalizzazione della nostra offerta turistica aprendo nuovi mercati e opportunità: dobbiamo valorizzare, potenziare e difendere questi asset con i denti, visto che fanno gola a tanti perché creano flussi rilevantissimi per l’economia di tutto il territorio. Di certo non lo possiamo fare se le aziende non trovano personale adeguato ai servizi che offrono. Quest’anno poi, nonostante la ripartenza del settore fieristico-congressuale e degli eventi, le limitazioni dovute alla pandemia non ci permettono di quantificare i flussi autunnali e la programmazione è una chimera; a maggior ragione, dunque, nel turismo avremmo bisogno dei Voucher. Ora l’introduzione del Green Pass obbligatorio nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre rischia addirittura di fare lievitare la burocrazia per le piccole imprese che dovranno sostituire i dipendenti e i collaboratori che non vogliono munirsi di Green Pass. Si dovrà fare fronte a nuovi costi di gestione e nuove pratiche da pagare, senza nemmeno riuscire a sostituire i lavoratori per tutto il tempo necessario. Questo scenario impone una riflessione più ampia sul tema lavoro. Una situazione che si riflette tutti i giorni sul buon andamento delle imprese, ma anche dell’occupazione. Lo sguardo deve andare oltre all’emergenza Covid, dalla formazione alla sburocratizzazione, fino alle politiche attive per il lavoro, per far sì che le piccole imprese siano messe nelle condizioni di reclutare personale senza aggravi, costruendo percorsi e opportunità efficaci ed efficienti, che il tessuto imprenditoriale del territorio merita e attende. La ripresa, altrimenti, rischia di rimanere solamente un’illusione estiva”.





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