Logo San Marino RTV

Labdem: serve un progetto complessivo per la San Marino del terzo millennio

19 dic 2015
Labdem: serve un progetto complessivo per la San Marino del terzo millennio
Labdem: serve un progetto complessivo per la San Marino del terzo millennio
Quando si parla – come accade in questi giorni – di bilancio e correlatamente di sviluppo, vengono avanzate proposte di ogni genere. Alcune ragionevoli, altre molto meno. Tutte, però, con il difetto di essere slegate da un progetto complessivo di futuro orientato a costruire la San Marino del terzo millennio. I provvedimenti una tantum, infatti, possono produrre benefici nel breve periodo ma diventano pressoché inutili se si guarda ad una prospettiva di medio-lunga gittata.
Occorre impostare una programmazione economica concreta ed innovativa, partendo dalla elaborazione di un nuovo strumento di pianificazione urbanistica, con l’obbiettivo di superare il devastante Piano Regolatore Generale del 1992, frutto dello scellerato consociativismo politico degli anni novanta, che ha provocato tantissimi danni alla comunità sammarinese con la selvaggia cementificazione del territorio e la conseguente sottovalutazione delle esigenze della collettività in termini di qualità della vita. Il territorio e più in generale il paesaggio, sia esso urbano o rurale, invece di essere considerato un diritto e un bene comune da tutelare è stato in passato il luogo della massimizzazione di rendite private.
Studiare il territorio e programmare il suo assetto, infatti, comportano una profonda revisione della cultura che ha ispirato la normativa urbanistica e le regole dettate da uno strumento urbanistico obsoleto come il PRG. Bisogna abbandonare l’approccio legato esclusivamente allo sfruttamento del territorio per adottare un approccio multidisciplinare in grado di mettere in relazione tutti i settori della vita economica e sociale del nostro paese. Il filo comune che dovrà legare tutti gli interventi sul territorio deve essere la tutela ambientale limitando al massimo lo sfruttamento del suolo, attuando una politica economica programmata per la riqualificazione e la ricomposizione unitaria del territorio, facendo emergere la centralità delle politiche perequative e superando il divorzio tra architettura e paesaggio.
La riforma urbanistica dovrà prevedere precisi tempi di attuazione dei diritti edificatori; evitare fenomeni di speculazione immobiliare; considerare l’edilizia sociale; dare rilevanza alla qualità del prodotto casa agli effetti dell’efficienza e della certificazione energetica; realizzare un piano casa per risolvere il problema abitativo delle famiglie che vivono in difficoltà economiche.
I nuovi strumenti urbanistici avranno come unica base un Piano strategico di programmazione urbanistica, il quale detterà le linee di sviluppo e fungerà da coordinamento per tutti gli interventi sul territorio, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di favorire lo sviluppo economico.
In definitiva, la nuova riforma urbanistica dovrà prevedere un piano strategico di programmazione costituito dalle seguenti linee di indirizzo:
- il piano delle infrastrutture;
- il piano casa;
- il piano di riorganizzazione delle aree commerciali, industriali e servizi;
- il piano del verde;
- il piano per l'autonomia in campo energetico;
- il nuovo regolamento edilizio.

Riproduzione riservata ©