Il dibattito pubblico organizzato dalla CSdL lo scorso 14 novembre alla sala Montelupo di Domagnano, dedicato nella seconda parte anche al tema dell'ICEE, è stata l'occasione per una disamina approfondita del sistema occupazionale sammarinese, ponendo l'accento in particolare sulla qualità del lavoro. Sul tema si sono confrontati il Segretario di Stato Alessandro Bevitori, Mirella Andreini in rappresentanza di Domani Motus Liberi, il Segretario UNAS Pio Ugolini, il Segretario CSdL Enzo Merlini. Ha coordinato il dibattito la giornalista di San Marino RTV Valentina Antonioli. Il dibattito è stato introdotto da una illustrazione da parte di Enzo Merlini di una serie di schede che hanno in parte ripreso e ulteriormente ampliato lo studio sulla situazione occupazionale sammarinese nel periodo 2016-2023 pubblicato dalla CSdL nell'aprile scorso. In premessa è stata illustrata la situazione di quasi piena occupazione, attestata da un tasso di disoccupazione inferiore al 3%, raggiunta a San Marino negli ultimi anni. Il tasso di occupazione medio è pari al 69,14%, di cui il 70,55% per gli uomini e il 67,76% per le donne, ed è in linea con la media europea, superiore al dato di Italia, Francia e Spagna, mentre è inferiore a quello della Germania. Occorre tenere conto però che in tale ultimo Paese l’età pensionabile è 67 anni per tutti, e solo in pochissimi casi è possibile andare in pensione prima. Il tasso di occupazione è costituito dal rapporto tra il numero degli occupati residenti e soggiornanti e la popolazione in età lavorativa, tra i 16 e i 64 anni. A San Marino gli uomini vanno in pensione prima delle donne: ciò spiega come la differenza tra i generi sia di soli 3 punti percentuali, mentre negli altri Paesi è molto più marcata. Analizzando i dati sui lavoratori dipendenti residenti, si scopre che le donne che lavorano sono più degli uomini; un dato in un certo senso sorprendente, legato in parte al fatto che le stesse donne vanno in pensione più tardi degli uomini. Va considerato però che il 30% delle lavoratrici ha contratti di lavoro part-time. Tale situazione è dovuta in buona parte alla netta prevalenza delle donne occupate nel settore pubblico allargato, che al 31 dicembre 2023 ammontano a 2.450 contro i 1.391 uomini. Notoriamente, all’interno della PA le lavoratrici trovano impieghi più attinenti ai propri titoli di studio ed orari di lavoro che consentono una migliore conciliazione con le esigenze famigliari. Resta il fatto che i 2/3 del totale dei disoccupati è costituito da donne; il numero complessivo è contenuto, per cui questo dato non intacca il "primato" delle donne in termini numerici, con riferimento al totale degli occupati. Sul fronte dei lavoratori indipendenti, la situazione è inversa: su un totale di 1.535, gli uomini sono 1.047, a fronte di 488 donne. Tornando al lavoro dipendente, nel dibattito è emerso chiaramente che, in particolare nei ruoli di responsabilità, le aziende preferiscono assumere gli uomini, motivando questa scelta con le possibili assenze per la maternità ed esigenze familiari. A questo proposito, la CSdL ha confermato la condivisione della richiesta contenuta nel contratto dell'artigianato, ovvero che anche i costi differiti per la maternità - ferie, tredicesima, Tfr, festività - dovrebbero essere poste a carico del relativo Fondo contributivo, compensandoli con un piccolo aumento dell'aliquota a carico di tutti i datori di lavoro. Tale proposta dovrà essere tradotta in un provvedimento legislativo. Resta un enorme problema di carattere culturale: se le assenze per maternità vengono tuttora vissute dalle imprese come un costo in termini organizzativi, le pari opportunità rimarranno una pia illusione e ciò non va affatto bene.
cs CSdL