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Nota in nome e per conto Claudio Podeschi

30 ago 2017
Stefano Pagliai
Stefano Pagliai
Ci eravamo ripromessi di attendere con tranquillità e – se il termine non fosse abusato – serenità l’inizio del processo per entrare nel merito dell’accusa contenuta nel rinvio a giudizio emesso nei giorni scorsi nei confronti di Claudio Podeschi. Dinanzi allo stillicidio di nominativi e di suggestioni rilanciati in queste ore, amplificato da alcuni – anche autorevoli – leoni da tastiera che spadroneggiano sui social network, riteniamo doverose alcune precisazioni. L’unica nomina diplomatica oggetto dell’accusa mossa nei confronti di Claudio Podeschi è quella di Phua Wei Seng. Gli Inquirenti ritengono – con valutazioni già contenute in precedenti provvedimenti – che il sistema di rilascio delle nomine fosse caratterizzato, in maniera generalizzata, da “sinecura diplomatica e trascuratezza dei controlli”. Era, infatti, uso, come confermato da precedenti Segretari agli Esteri, che l’incarico avvenisse su proposta dei singoli congressisti con la successiva istruttoria demandata alla Segreteria agli Affari Esteri e la nomina finale conferita collegialmente dal Congresso di Stato. Se quel sistema viene oggi ritenuto non più corretto lo si faccia pure e lo si affronti con le dovute valutazioni in sede politica. Ma non si pensi di attribuire, come furbescamente si sta tentando di fare in queste ore, l’ideazione o la gestione della cosiddetta “passaportopoli” al solo Claudio Podeschi. I nomi “sponsorizzati” per la nomina diplomatica da Claudio Podeschi in quegli anni – su centinaia incaricati – si contano sulle dita di una mano. Il gioco di attribuire al solito capro espiatorio responsabilità di un’intera stagione ha francamente stancato ed auspichiamo, sperando che non sia il solito appello destinato a cadere nel vuoto, al recupero di onestà intellettuale da parte di tutti.

Comunicato stampa
Avv. Stefano Pagliai

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