Eccellenze, Signore e Signori, abbiamo ascoltato le parole di Dio dal Libro del profeta Isaia: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni… Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo… Non temere perché io sono con te». Parola dettate ad Israele, l’antico popolo dell’Alleanza. Parole proclamate a noi in questo tempo difficile e complicato. Parole sussurrate al cuore inquieto di chi cerca senso e verità. Parole di un Dio che non è stanco della sua creatura. Al contrario. Ogni uomo è prezioso, unico, speciale. Dio dice di più: «Sei degno di stima»; e più ancora: «Sei amabile e amato»! C’è in questo oracolo del profeta Isaia un crescendo: gran cosa esser prezioso, più ancora esser degno di stima, infinitamente di più essere amabile, amato, riconosciuto capace di amare. Questo annuncio fa uscire dalla tristezza, infonde speranza, sospinge a ricominciare nuovamente a costruire e ad amare. È una sfida: vorrei proporla ad ogni mio fratello in modo che creda ascoltando, speri credendo e ami sperando (cfr. Agostino, Ep. 120,8). Nel brano evangelico il Signore Gesù invita a costruire l’edificio solido della nostra convivenza umana su rapporti autentici. Non bastano le dichiarazioni di intenti, occorrono convinzioni profonde e scelte coraggiose e pratiche. Il buon architetto – ed ognuno di noi lo è – costruisce sulla salda roccia della coscienza. La coscienza morale è una facoltà conoscitiva che dice al cuore, senza errore, se il pensare, il parlare e l’agire sono concordi ai valori assunti come anima della propria esistenza e della propria missione. La coscienza allora – come la bussola che segna infallibilmente il Nord – denuncia se le scelte sono conformi o non conformi ai valori che portiamo dentro. Fortunato chi si mette in ascolto della coscienza, guai a chi non l’ascolta. Ne verrà gratificazione o rimorso. La coscienza – come uno scrigno che custodisce gelosamente gioielli preziosi – racchiude verità fondamentali sul bene e sul male, gli insegnamenti dei sapienti e l’etica universale: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te», o come suggerisce il Vangelo in forma positiva: «Fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te» (cfr. Mt 7,12). Guai ai cuori e alle intelligenze distratte, superficiali e senza contemplazione. Decisiva l’educazione della coscienza. Una coscienza ben formata non offre mai alibi all’individualismo, al disimpegno e al relativismo. La coscienza fa sentire la sua voce sul bene di tutti e di ciascuno. La coscienza – come una molla sempre in tensione – non si ferma all’esigenza minima del precetto, ma spinge al meglio, al di più, a compiti intraprendenti di bene per sé e per gli altri. Il brano evangelico conclude: «Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità». Così è per noi.
+Andrea Turazzi