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PSD: "L'idea di Europa è ancora una idea buona"

8 mag 2017
PSD: "L'idea di Europa è ancora una idea buona"
Il PSD celebra la giornata d’Europa che ricorda la presentazione, avvenuta il 9 maggio del 1950, del piano di cooperazione economico ideato da Jean Monnet e divulgato da Robert Schuman. Oggi il pensiero non può che rivolgersi alla Francia, patria dei due politici citati, e tra i protagonisti dell’avvento della Comunità Europea.
È dal territorio transalpino che ci giunge infatti una ventata di novità e di ottimismo per le sorti di quel paese e dell’intero continente europeo: la vittoria di Macron alle presidenziali francesi rappresenta appunto questo.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un sentimento di crescente disaffezione verso le istituzioni europee, un processo alimentato dalla crisi economica e migratoria su cui populisti e nazionalisti hanno prosperato, conquistando fette rilevanti di quasi tutto il continente e facendo cambiare l’umore generale da europeista ad antieuropeista: in questo processo le colpe di un vero disagio di parti della società, in particolare dei giovani, sono state convogliate fuori dagli stati nazionali, al livello continentale, giustificazione comoda per molte parti politiche, ma sostanzialmente errata.
È colpa di Bruxelles, è colpa dell’euro, è colpa della cessione di sovranità, e così via. Era ed è un errore questa valutazione. Come pure è stato sbagliato, anche per partiti riformisti, negare un malessere, sottovalutarlo come se non esistesse: così facendo ci si è alienata larga parte dell’elettorato che versa in condizione peggiore di quella di un tempo e che ha necessità di trovare ragione per il proprio status e vie per uscirne.
In questi ultimi mesi per fortuna, e dai ieri speriamo irreversibilmente, i due errori descritti sembrano superati.
Emmanuel Macron era il più europeista tra i candidati alla presidenza francese, si è fatto sempre ritrarre con bandiere sia nazionali che europee, ma ha trasformato una posizione di principio inerte in una sfida da combattere e da vincere, volgendo al futuro lo sguardo, non facendo prevalere la paura del non riuscire più a gestire le difficoltà dello stare insieme e quelle di una montante protesta popolare.
Esattamente l’opposto: il futuro della Francia non può che essere in Europa, in un’Unione Europea che deve però cambiare, un cambiamento fattibile e di vantaggio per tutti.
È una grande lezione che è stata accolta con grande favore dall’elettorato francese che sembrava sbandare paurosamente verso soluzioni di rimessa, di chiusura, di ritorno ad un mitico e distopico passato che non ritornerà: non era e non è l’Europa il colpevole di mancanza di lavoro e sicurezza, in definitiva di una prospettiva.
Il risultato di ieri mostra che se si è in grado di trasformare in comune sfida e in valori condivisi la piattaforma politica, la cittadinanza è in grado di apprezzare e di seguire il messaggio.
Perché sia in superficie che in fondo l’idea di Europa di quei visionari protagonisti di 67 anni fa, era buona. È ancora buona.

Comunicato stampa PSD

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