Il Partito dei Socialisti e dei Democratici è sempre più convinto che la conduzione del governo stia allontanando il paese dalla risoluzione della crisi e soprattutto da una credibile e improcrastinabile ripresa economica. Intanto perché non è in grado di mantenere neppure il deficit di bilancio previsto a dicembre annunciando un ulteriore perdita di ben 8 milioni di euro, quando nelle legislature scorse, generalmente, nell’assestamento i conti venivano corretti in positivo.
Poi perché cambia continuamente la strategia sul sistema bancario e in particolare nella gestione di Cassa di Risparmio: è di queste ore l’annuncio della necessità di un Amministratore Delegato. Dopo avere cambiato in 12 mesi, tre consigli d’amministrazione e altrettanti presidenti e direttori, essersi sperticato nelle lodi della nuova governance, ora si ammette che anche questa è insufficiente.
È finalmente finita l’analisi degli asset bancari, non abbiamo gli esiti, siamo anzi certi che nonostante la declamata trasparenza nulla di ufficiale emerga, ma l’esito è comunque chiaro e si sapeva già prima: le banche dovranno essere ripatrimonializzate, non solo Cassa, e non si chiarisce neppure dove si dovranno prendere le risorse e se saranno facilitate le fusioni.
I nodi vengono a pettine: questo esecutivo ha voluto perseguire una terapia d’impatto, senza pensare a cosa andava incontro. Chiusura di Asset, svalutazione NPL Cassa, AQR, tutto insieme, un piano irresponsabile che ha esposto il sistema ad un shock che con ogni evidenza ha allontanato la cura ed ha peggiorato la situazione.
Adesso si ha la presunzione di voler mettere mano alle pensioni, tagliare la scuola, inserire la tassa patrimoniale e, ciliegina sulla torta avvelenata, utilizzare i fondi pensione, l’unica risorsa finanziaria rimasta per coprire il debito e per ripatrimonializzare la Cassa.
Tutto nello stesso momento. Impossibile.
Soprattutto perché alla voce sviluppo c’è un bel nulla di strutturale: le residenze qualificate non funzionano, imprenditori o finanziatori rilevanti non se ne vedono, quelli che avevano annunciato di arrivare se ne vanno a gambe levate. Non c’è da biasimarli, si è voluto dare l’idea di un paese sull’orlo del baratro, del fallimento, senza proporre una cura credibile.
Gli unici investimenti sostanziali e strategici in corso sono la conseguenza di scelte prese nella scorsa legislatura: The Market e il lungimirante investimento pubblico sulle fibre ottiche. Quest’ultimo, fortemente appoggiato del PSD, avrà un ruolo decisivo per il posizionamento e l’attrattività del paese e nonostante questo in maggioranza si elevano ancora voci di contrasto a questo progetto per difendere un assetto di mancata concorrenza e di non avanzamento tecnologico che non ha più senso di esistere. È infatti di qualche giorno fa l’intervista al Coordinatore di Repubblica Futura (stranamente è dipendente di una nota società privata del settore delle telecomunicazioni) che mette in dubbio un piano rilevante economicamente, ma che non può essere visto che come un investimento strutturale e storico.
In tutto ciò si ripetono le visite del Fondo Monetario Internazionale che viene dipinto come salvatore del paese: non si può illudere così la cittadinanza, sono le azioni del governo e la capacità del sistema a dare la credibilità necessaria alla ripresa e alla assistenza del FMI.
Qui l’altra impossibilità dovuta alla tracotanza del governo: quella della condivisione. Non ci sarà nessun piano di stabilità che diventerà concreto con la contrarietà di opposizione, sindacati, datori di lavoro. Le soluzioni preconfezionate che senza dubbio il governo presenterà saranno indigeribili senza il dovuto confronto ed una moratoria delle ostilità che deve iniziare dal governo stesso. Come si fa, per esempio, a puntare sui fondi pensione per finanziare il debito senza avere dalla propria i lavoratori che lo hanno alimentato con i contributi ed i loro rappresentanti? È da anni pubblica la posizione della CSU sul tema, sembra si voglia cercare lo scontro per forza, servirebbe il contrario.
L’Ufficio Stampa del PSD
Poi perché cambia continuamente la strategia sul sistema bancario e in particolare nella gestione di Cassa di Risparmio: è di queste ore l’annuncio della necessità di un Amministratore Delegato. Dopo avere cambiato in 12 mesi, tre consigli d’amministrazione e altrettanti presidenti e direttori, essersi sperticato nelle lodi della nuova governance, ora si ammette che anche questa è insufficiente.
È finalmente finita l’analisi degli asset bancari, non abbiamo gli esiti, siamo anzi certi che nonostante la declamata trasparenza nulla di ufficiale emerga, ma l’esito è comunque chiaro e si sapeva già prima: le banche dovranno essere ripatrimonializzate, non solo Cassa, e non si chiarisce neppure dove si dovranno prendere le risorse e se saranno facilitate le fusioni.
I nodi vengono a pettine: questo esecutivo ha voluto perseguire una terapia d’impatto, senza pensare a cosa andava incontro. Chiusura di Asset, svalutazione NPL Cassa, AQR, tutto insieme, un piano irresponsabile che ha esposto il sistema ad un shock che con ogni evidenza ha allontanato la cura ed ha peggiorato la situazione.
Adesso si ha la presunzione di voler mettere mano alle pensioni, tagliare la scuola, inserire la tassa patrimoniale e, ciliegina sulla torta avvelenata, utilizzare i fondi pensione, l’unica risorsa finanziaria rimasta per coprire il debito e per ripatrimonializzare la Cassa.
Tutto nello stesso momento. Impossibile.
Soprattutto perché alla voce sviluppo c’è un bel nulla di strutturale: le residenze qualificate non funzionano, imprenditori o finanziatori rilevanti non se ne vedono, quelli che avevano annunciato di arrivare se ne vanno a gambe levate. Non c’è da biasimarli, si è voluto dare l’idea di un paese sull’orlo del baratro, del fallimento, senza proporre una cura credibile.
Gli unici investimenti sostanziali e strategici in corso sono la conseguenza di scelte prese nella scorsa legislatura: The Market e il lungimirante investimento pubblico sulle fibre ottiche. Quest’ultimo, fortemente appoggiato del PSD, avrà un ruolo decisivo per il posizionamento e l’attrattività del paese e nonostante questo in maggioranza si elevano ancora voci di contrasto a questo progetto per difendere un assetto di mancata concorrenza e di non avanzamento tecnologico che non ha più senso di esistere. È infatti di qualche giorno fa l’intervista al Coordinatore di Repubblica Futura (stranamente è dipendente di una nota società privata del settore delle telecomunicazioni) che mette in dubbio un piano rilevante economicamente, ma che non può essere visto che come un investimento strutturale e storico.
In tutto ciò si ripetono le visite del Fondo Monetario Internazionale che viene dipinto come salvatore del paese: non si può illudere così la cittadinanza, sono le azioni del governo e la capacità del sistema a dare la credibilità necessaria alla ripresa e alla assistenza del FMI.
Qui l’altra impossibilità dovuta alla tracotanza del governo: quella della condivisione. Non ci sarà nessun piano di stabilità che diventerà concreto con la contrarietà di opposizione, sindacati, datori di lavoro. Le soluzioni preconfezionate che senza dubbio il governo presenterà saranno indigeribili senza il dovuto confronto ed una moratoria delle ostilità che deve iniziare dal governo stesso. Come si fa, per esempio, a puntare sui fondi pensione per finanziare il debito senza avere dalla propria i lavoratori che lo hanno alimentato con i contributi ed i loro rappresentanti? È da anni pubblica la posizione della CSU sul tema, sembra si voglia cercare lo scontro per forza, servirebbe il contrario.
L’Ufficio Stampa del PSD
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