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«Relinquo vos liberos ab utroque homine»

10 apr 2021
«Relinquo vos liberos ab utroque homine»

Chi non ritiene queste parole, secondo la tradizione consegnate da san Marino ai Sammarinesi sul letto di morte, come un autentico e positivo programma culturale e politico? (E non entriamo nella discussione sulla loro autenticità, sono comunque parte del DNA della Repubblica). Mi sono state ricordate nel merito delle considerazioni su quanto sta accadendo a proposito del Referendum che si vorrebbe tenere qui in Repubblica. E non mi ero espresso contro il Referendum stesso, ma ponevo (e pongo) dei dubbi sul fatto che una istituzione come questa, che vorrebbe dare al popolo il massimo della rappresentatività, è vincolata dall’abbattimento del Quorum. E, su un tema così importante come la difesa della vita di un essere umano nella condizione della sua massima fragilità, non è un particolare insignificante.

«Relinquo vos liberos ab utroque homine»: credo che questo significhi, in maniera forte e decisa, che nessun potere esterno, proprio in quanto potere, può avere influenza sulla vita democratica del Paese, né la Chiesa né gli altri stati, Europa compresa. Non è questa l’affermazione del laicismo, per cui ogni riferimento a valori religiosi e cristiani sia da interpretare come intromissione, né pretesa di nazionalismo angusto, esclusivo, fanatico che pensi allo Stato come a una enclave incapace di ascolto… Ho letto (e anche a volte citato) il discorso di Giosuè Carducci, ho ascoltato l’intervento acuto e interessante del Ministro di Malta George Vella all’insediamento dei Capitani Reggenti nel 2017 e mi ha colpito l’osservazione sulla responsabilità dei piccoli stati proprio nei confronti del mondo intero. E ho apprezzato quanto Papa Benedetto XVI ha detto nell’incontro ufficiale con i membri del Governo, del Congresso e del Corpo diplomatico durante la sua visita nel 2011: allora ha dato una buona definizione di quella che ha chiamato «sana laicità». Sono però rimasto colpito, sfavorevolmente, quando ho letto le indicazioni, o prescrizioni, o considerazioni o, purtroppo forse meglio chiamarle «diktat», del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, quando sembra imporre alla Repubblica l’adozione di norme che consentano l’aborto.

Così l’ANSA: «Nel rapporto è inoltre raccomandato a San Marino di migliorare la propria legislazione sull’interruzione di gravidanza, ritenuta al momento “troppo restrittiva”. “L’attenzione dovrebbe essere sulle misure per prevenire gravidanze indesiderate, non sui limiti alla libertà di scelta delle donne” afferma Muiznieks. “Le autorità dovrebbero almeno depenalizzare gli aborti quando questi sono condotti per garantire la salute fisica e mentale delle donne, in caso di anormalità del feto, o se vi sia stato uno stupro o incesto” dichiara il commissario». Che, tra l’«utroque homine» da cui siamo lasciati liberi sia scomparsa la presenza del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa? Forse queste «Raccomandazioni» non sono da considerarsi intromissioni nelle decisioni di un paese libero? «Per quanto riguarda i diritti di riproduzione, il Commissario richiama l'attenzione delle autorità sammarinesi sul parere espresso dall'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, secondo cui "la liceità dell'aborto non influisce sulla necessità di una donna di abortire, ma solo sul suo accesso ad un aborto sicuro", e secondo cui il divieto di abortire non si traduce in un minor numero di aborti ma causa soprattutto aborti clandestini, che sono maggiormente traumatici e portano ad un aumento della mortalità materna. Laddove si traducono in aborti effettuati all'estero, tali divieti comportano anche dei costi, ritardano i tempi di un aborto e causano disuguaglianze sociali. Per queste ragioni, l'Assemblea Parlamentare ha invitato gli Stati membri del Consiglio d'Europa a depenalizzare l'aborto entro limiti gestazionali ragionevoli. … Il Commissario ritiene che ci si debba incentrare sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate, non sulla limitazione alle scelte delle donne. Il Commissario incoraggia in particolare le autorità sammarinesi a depenalizzare, come minimo, gli aborti effettuati per preservare la salute fisica e mentale delle donne, o nei casi di anomalie fatali mortali, stupro o incesto.»

Mi viene in mente questo strano paragone. Leggendo un libro di Conquest sull’Holodomor l’autore si domanda perché, in presenza della terribile volontà sovietica di sterminare con la carestia gran parte della popolazione ucraina, molti giornalisti hanno dato voce alla propaganda sovietica, mentre le voci libere e critiche sono state messe a tacere. E questa è la sua risposta: «I loro articoli non ebbero effetto rilevante né sull’opinione pubblica, né sul governo di Londra, il quale era perfettamente informato su ciò che stava accadendo. La decisione di non denunciare la tragedia fu presa principalmente per evitare di perdere la gara che si era aperta a chi esportava più manufatti in URSS, gara resa particolarmente accanita dalle conseguenze della Grande depressione e dall’esistenza di un mercato, quello sovietico, in grado di assorbirne quantità quasi illimitate».

Qual è l’interesse dell’Europa perché anche a San Marino si introduca una legislazione favorevole all’aborto?

Don Gabriele Mangiarotti


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