Mentre molti paesi europei stanno in questi giorni ancora ragionando sul tema delle riaperture e sulla sospensione dei rispettivi lockdown, a San Marino possiamo affermare – con la giusta dose di prudenza e sempre nell'ottica di un monitoraggio attento del quadro epidemiologico – che la ripartenza è a tutti gli effetti cominciata. Abbiamo assistito nelle ultime ore, con un senso di liberazione, alla riapertura di tantissime attività, dal commercio alla ristorazione passando per il turismo, che sono tornate – pur con le doverose limitazioni e la massima attenzione – ad accogliere la loro clientela e riprogrammare l'ormai imminente stagione, ma anche alla ripresa di settori cruciali come lo sport, la cultura, l'intrattenimento. Un risultato frutto dell'eccezionale andamento della campagna vaccinale, con la somministrazione di quasi 28mila dosi e una discesa dei contagi pari al 90 per cento nell'ultimo mese, tanto che in queste ore è stata annunciata una possibile chiusura del reparto Covid del nostro ospedale ormai sempre più vicina. Il nostro Paese procede spedito, grazie all'aiuto di tutte le forze in campo, verso una progressiva immunizzazione di massa, mentre è già partita la distribuzione dei certificati vaccinali, anche qui in un'ottica di lungimiranza da parte dell'Istituto per la Sicurezza Sociale. Diverse testate internazionali hanno lodato le scelte coraggiose compiute da San Marino e l'efficienza nel portare avanti una campagna di vaccinazione che era partita purtroppo con alcuni ritardi. Non è tuttavia questo il momento di sedersi sugli allori e non dobbiamo permettere che i legittimi entusiasmi offuschino, da un lato, la giusta considerazione di un virus che ha già dato prova in passato di improvvise recrudescenze. Ma l'aspetto più importante che mi preme sottolineare è quello del senso di responsabilità che deve guidarci, ora più che mai, in quel progetto non più rinviabile di rilancio del nostro sistema Paese, passando per economia, lavoro, pensioni, formazione, scuola, giovani, sanità, imprese e cultura. Se non ora quando, verrebbe da dire. Non è soltanto uno slogan, ma una rivendicazione legittima. E' adesso – in questa precisa fase – che la Repubblica deve dimostrare di avere la forza, l'intraprendenza e lo spirito di unità che serviranno per dare forma e concretezza alla ricostruzione di un tessuto economico e sociale duramente colpito dalla pandemia. La stagione della ripartenza dovrà necessariamente coincidere, a nostro avviso, con la stagione delle riforme, a lungo invocate, immaginate, ma che ora richiedono a gran voce il pragmatismo e la collaborazione di tutti gli attori in gioco, forze politiche, istituzioni, categorie economiche, organizzazioni sindacali, associazioni. L'allentamento delle limitazioni sia di buon auspicio per la riconquista della normalità che tutti desideriamo, ma non l'occasione per un ritorno a quella normalità più tossica, fatta di scontri politici, accuse, minacce, campagne di diffamazione e guerre tra bande, sulle pagine dei giornali e nelle bacheche dei social: la San Marino che ci aspettiamo di vedere dovrà saper rinunciare a quella conflittualità, per tanto tempo entrata quasi a far parte della nostra routine quotidiana, a cui ci eravamo purtroppo assuefatti. Faccio appello soprattutto allo spirito di coesione che la maggioranza ha già dimostrato più volte affrontando le tante difficili prove che la pandemia ci ha messo davanti: quello delle riforme è un cammino che richiede la massima unità e la capacità di fare fronte comune, mettendo da parte inutili bisticci e la ricerca spasmodica di bandierine da posizionare. Non vogliamo che le forze politiche della coalizione si tramutino, per la loro incapacità di accantonare le divergenze, diventando quindi una opposizione interna alla stessa maggioranza.
Lorenzo Bugli