Da circa un mese oramai, il Governo ha deciso di eliminare ogni precauzione esistente per il contrasto al Covid-19, compreso l’obbligo di mascherina e del distanziamento, accettando quindi consapevolmente un inevitabile aumento dei contagi e quindi dei ricoveri ospedalieri. Abbiamo già espresso i nostri grandi dubbi su questa scelta, perché alcuni presidi minimi (come ad esempio le mascherine al chiuso) avrebbero dovuto a nostro parere permanere ancora per qualche tempo; è chiaro che però, a fronte di scelte di questa natura che portano a considerare il Covid-19 come una malattia per la quale non servono più precauzioni, stride fortemente notare come la gestione dei contagi (inevitabilmente ancora presenti) venga fatta “come una volta”, come se avessimo a che fare con una malattia ancora pericolosa e preoccupante. Una evidente contraddizione politica e tecnica. E così i positivi, anche se totalmente asintomatici o con banali raffreddori, vengono ancora chiusi in casa per più giorni (se si tratta di famiglie che si passano il virus fra loro si rischia di passare a casa anche un mese, ora che tutti si sono negativizzati), con importanti costi sia per l’Iss sia per le imprese che devono far fronte alle assenze delle persone (senza contare i risvolti psicologici di periodi di segregazione di questo tipo, specie per i bambini). E così si bloccano nuovamente le visite agli ospiti del Casale La Fiorina, continuando a non considerare l’importanza – proprio per pazienti così anziani e spesso con importanti problemi di salute – del contatto con i propri familiari e con le persone care. E continuando a seguire la strada più semplice, quella della chiusura secca dei contatti, anziché cercare delle vie – più complesse ma più utili – per garantire il contemperamento fra la sicurezza sanitaria e l’esigenza di contatti umani per pazienti in particolari condizioni di fragilità (anche emotiva). E pare che la stessa sorte sia toccata agli ospiti del Colore del Grano, anche qua senza tenere conto delle particolari condizioni degli ospiti di quella struttura. E così si continuano a chiudere (o quasi) reparti ospedalieri per garantire personale al reparto Covid, dove ancora vi sono persone ricoverate (probabilmente anche per gli effetti del “lassismo” scelto dal governo). Il management Iss, in 2 anni, è stato totalmente incapace di creare una struttura di personale infermieristico proveniente da diversi reparti per gestire le necessità del reparto Covid e quindi, ancora una volta, a farne le spese è il reparto di Pediatria, che viene “depredato” di buona parte dei suoi infermieri rendendogli impossibile o quasi garantire i ricoveri e la gestione del proprio settore; con conseguenze facilmente immaginabili per i bambini che possono avere necessità, e che finiscono “rimbalzati” in reparti meno attrezzati e competenti sulle loro particolari esigenze. Ancora una volta si vede la totale improvvisazione (per non dire incapacità) nella gestione delle questioni sanitarie del nostro Paese, fra scelte frettolose e poco ragionate ed una evidente difficoltà nel porre in essere scelte manageriali ed organizzative adeguate ed efficaci. Ma, nonostante questo, il nuovo Direttore Generale Bevere è stato confermato nel suo ruolo dopo neanche due mesi di periodo di prova (fatto più unico che raro nella dirigenza pubblica un periodo di prova così corto, dev’essere stato bravissimo…), anche se non si capisce cosa stia facendo; mentre Rabini e Forcellini sono rimasti al loro posto, in perfetta continuità con due anni di gestione fallimentare dell’Iss. C’è veramente da tremare vedendo come stanno andando le cose. Per approfondire questi aspetti legati alla gestione della pediatria, Repubblica Futura presenterà un'interpellanza nei prossimi giorni.
c.s. Repubblica Futura