Il sistema economico e occupazionale sammarinese, letto attraverso i dati pubblicati dall'Ufficio di statistica con riferimento al mese di dicembre, manifesta alcuni evidenti pregi, ma anche una serie di distorsioni e di anomalie, soprattutto in relazione al diritto al lavoro per i residenti, e specificatamente per l'occupazione femminile, che è ancora molto penalizzata. Per affrontare tali elementi di criticità, amplificati dall'effetto della pandemia sull'occupazione e in particolare su alcuni settori del mondo del lavoro, la CSdL ha inviato una lettera al Segretario di Stato per il Lavoro e a tutto il Congresso di Stato con una richiesta di incontro. Nella stessa lettera, inviata per conoscenza anche alle associazioni di categoria, sono stati riportati alcuni dati molto significativi del bollettino di statistica. Se, come prima detto, da un lato emergono alcune situazioni virtuose, dall'altro è evidente che diverse aziende hanno utilizzato le disposizioni della cosiddetta “legge sviluppo” in maniera da sfavorire l’occupazione di lavoratori sammarinesi e residenti, come la CSdL aveva ampiamente previsto. Ciò risulta ancora più evidente a seguito degli effetti della pandemia e della sospensione della libertà di assunzione di lavoratori forensi, adottata dal Congresso di Stato e da noi condivisa, che ha parzialmente invertito questa tendenza. In particolare, il settore manifatturiero si è distinto non solo per l’incremento degli occupati in termini assoluti, ma anche e soprattutto con riferimento ai sammarinesi e residenti (520 in più rispetto al 2016 su 983 totali di cui 43 in più rispetto al 2019, nonostante il calo complessivo). Anche le attività economiche che effettuano trasporto e magazzinaggio o servizi di informazione e comunicazione presentano dati positivi, proporzionati alle dimensioni dei settori, così come il settore dell’alloggio e ristorazione (i dati potrebbero però essere viziati da una riclassificazione delle imprese con le attività professionali, scientifiche e tecniche, avvenuta nel 2018). Al contrario, nel settore commerciale, a occupati pressoché invariati si è assistito addirittura ad una diminuzione di lavoratori sammarinesi a favore di quelli frontalieri nell’arco di 4 anni (-32 i primi e +49 i secondi). La tendenza si è invertita nell’ultimo anno (+56 i primi e -71 i secondi): non crediamo però ad un "ravvedimento operoso", ma piuttosto agli effetti della sospensione della libertà di assunzione sopra citata. Occorre altresì rilevare che vi è stato un calo significativo delle licenze individuali a favore di quelle in forma societaria, per cui verosimilmente buona parte delle nuove assunzioni sono in realtà commercianti che sono diventati dipendenti di sé stessi. Ciò significa che l’incremento dei lavoratori frontalieri rispetto al calo dei sammarinesi è ancora più marcato. Anche le attività di noleggio e agenzie viaggi presentano una dinamica simile (in 4 anni -31 sammarinesi e +62 frontalieri). Si tratta dei settori più penalizzati dagli effetti della pandemia, oltre ad alcune attività di servizio, che giustamente reclamano di essere aiutati, ma occorre rilevare che in termini occupazionali hanno ampiamente fatto ricorso a professionalità esterne, anche in luogo di quelle interne. Ciò risulta deplorevole in quanto, anche se non esistono dati ufficiali relativi alle società, sono per lo più attività economiche di proprietà di sammarinesi, che dovrebbero avere ancora più a cuore l’occupazione dei propri concittadini, tenuto conto altresì che l’incremento dei lavoratori frontalieri è costituito principalmente da basse qualifiche. Negli ultimi due settori citati, le donne costituiscono circa il 50% del totale dei dipendenti, mentre il genere femminile costituisce il 70% dei disoccupati. Occorre quindi una riflessione, da cui far scaturire precise politiche che consentano di ridurre questo gap francamente inaccettabile per le disoccupate sammarinesi e per l’intero Paese. La CSdL resta in attesa della convocazione dell'incontro richiesto.
c.s. CSdL