Dopo la volgare "performance" di Roberto Ciavatta in Ufficio di Presidenza, assistiamo al tentativo di minimizzare l'accaduto con le risibili giustificazioni del protagonista ("ero stanco dopo aver lavorando tanto per il Paese...") e con l'imbarazzante silenzio dei partiti di opposizione. Partiti che non sono riusciti nemmeno a balbettare le banali frasi di circostanza che in occasioni simili non mancano mai. Ciò che è più grave, e l'errore sarebbe quello di limitarsi a criticare la sua scurrilità, è che il Ciavatta, non nuovo ad atteggiamenti censurabili (ma ciascuno dà quello che può in rapporto ai suoi trascorsi e alla sua educazione), non solo ha insultato pesantemente un collega ma ha offeso le Istituzioni come mai accaduto e pretende di cavarsela affermando "le parole usate non sono state chissà cosa..." oltre a firmare un comunicato che, col pretesto delle scuse, è in realtà un attacco impudente che dà la misura della pericolosità del soggetto. Un soggetto che ha alcuni precedenti con la giustizia e il Tribunale, che è rinviato a giudizio in un altro procedimento penale e che, invece di dimettersi, continua a rimanere incollato alla poltrona di consigliere e - ancora peggio - a quella di membro della Commissione Affari di Giustizia. Nonostante questo "curriculum", tutta l'opposizione si è stesa ai suoi piedi. Di sicuro, non meraviglia l'inconsistenza di certi politici capaci solo di dimostrare il nulla - e i loro interventi consiliari ne sono la testimonianza più probante - per cui hanno bisogno di un capo, meglio se vestito di nero; né ci si può stupire delle voci in falsetto o di chi in Ufficio di Presidenza ridacchiava al telefono sui "piagnistei" di Matteo Fiorini invece di preoccuparsi di risolvere le proprie "pendenze" con le banche o i dipendenti della sua azienda. Ciò di cui siamo discretamente allibiti è l'atteggiamento da zerbino assunto dalla Democrazia Cristiana nei confronti di Ciavatta. Possibile che la Dc, consapevole dei valori che dice di difendere e rappresentare da sempre, coltivi l'obiettivo di diventare inutile concubina di Rete invece di censurare con forza comportamenti violenti e indegni della propria tradizione? Possibile che a tutti gli aderenti di quel partito calzi a pennello il ruolo di pallide comparse al quale sembrano essere da tempo votati? Confidiamo che tutte le forze politiche che hanno a cuore le nostre Istituzioni ed il rispetto delle opinioni altrui - specialmente quando espresse nei termini della correttezza e della urbanità del linguaggio - siano capaci di stigmatizzare atti e comportamenti che non solo rendono più problematico il presente ma rischiano di infettare, infarciti come sono da perfidia e violenza senza pari, il futuro e la civile convivenza del nostro Paese.
Ufficio di presidenza: interviene Repubblica Futura
9 giu 2019
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