In occasione della ricorrenza dell’8 marzo la preoccupazione principe rimane quella che dopo le parole, arrivino anche i fatti. Con la scusa della crisi economica, ormai decennale, e della pandemia, i criteri di continuità lavorativa, contratto di lavoro stabile, tutela dei propri diritti, sono stati messi spesso a dura prova. Questo si ripercuote negativamente su tutti i lavoratori colpendo però in special modo le donne, il cui carico di lavoro sovente pesa il doppio. Non è un caso che moltissime donne, vista la carenza di tutele e la crisi che colpisce duro, decidano di non avere figli. Stupisce tuttavia che per contrastare l’inverno demografico vengano spese tante parole a cui fanno seguito però pochissime azioni concrete. Lo abbiamo visto accadere nella riforma previdenziale dove le nostre richieste, coincidenti con quelle della collettività che ha partecipato massicciamente allo sciopero dello scorso 15 novembre, sono in parte rima- ste inascoltate. Senza scomodare le nuove norme, lunga è ancora la strada per i diritti delle lavoratrici alle quali, solo per portare un esempio, non viene conteggiato il periodo di maternità per il premio produzione. Ed è inutile nascondere che certe cariche apicali, in mancanza di reali aiuti, le possa ricoprire più facilmente chi non deve occuparsi della gestione dei figli. Sono tantissime le persone che riferiscono che durante i colloqui di lavoro una delle primissime domande riguarda i propri progetti sul futuro e se si abbia l’intenzione di formare una famiglia. C’è dunque una tendenza a non voler considerare le esigenze di donne che decidono di avere figli e che spesso si trovano sole e senza nessun aiuto per poter conciliare lavoro e famiglia. Le difficoltà poi aumentano quando si abbiano figli disabili, anche qui le tutele arrivano fino a un certo punto. Una tutela ancorché indiretta per le donne è quella di mettere realmente nelle condizioni gli uomini, i papà, di poter occuparsi a propria volta della famiglia. In una società moderna che vuole incentivare la natalità e tutelare i diritti, la cosa migliore da fare sarebbe creare quelle strutture, laddove possibile anche all’interno delle ditte, così come succede da anni in altri stati, quali ad esempio luoghi dove i figli vengono assistiti in modo corretto e empatico. A fronte di questo scenario, celebrazioni a parte, risulta davvero difficile capire come mai dopo le parole di questa giornata, espresse da tutti all’unanimità, seguano fatti concreti solo sporadicamente.
cs Unione Sammarinese Lavoratori