L'ex coordinatore del Multieventi Sport Domus di Serravalle Claudio Morganti è stato condannato per il reato di malversazione a due anni e sei mesi di prigionia, tre anni di interdizione, 750 euro di multa ed il pagamento delle spese di procedimento e degli onorari di parte civile. Il giudice Roberto Battaglino, accogliendo le richieste dello Stato costituito Parte Civile e della Procura del Fisco, ha anche disposto la confisca di 36.640 euro ovvero l'ammontare dell'ammanco - secondo la perizia d'ufficio - per gli anni 2011, 2012 e 2013.
L'indagine partì dopo la relazione, nel maggio 2013, di un comitato tecnico nominato dal Congresso di Stato. Pochi mesi dopo venne revocato l'incarico di coordinatore a Claudio Morganti e sempre in quei mesi partì l'indagine penale, sollecitata dall'avvocatura dello Stato, costituita poi parte civile nel processo.
Morganti, oggi, si è sottoposto ad interrogatorio e ha sostenuto che i conti non tornavano perchè la tenuta della contabilità non era certo impeccabile, gli “storni”, per i pagamenti degli abbonamenti con bancomat o carte di credito, potrebbero non essere stati correttamente effettuati e inoltre alcuni pagamenti per forniture e servizi venivano eseguiti con la liquidità di cassa. Il difensore di Morganti, l'avvocato Rossano Fabbri, ha preannunciato ricorso in appello: “E' stata un'indagine – ha commentato il legale – nata su basi prettamente politiche, con ipotesi iniziali di centinaia di migliaia di euro di ammanchi. In realtà si tratta di circa 10 mila euro di ammanchi annui, su un bilancio di 300mila. C'è stato un licenziamento in tronco e sequestri da cui era difficile tornare indietro. Riteniamo doveroso ricorrere in appello: sono certo – conclude l'avvocato Fabbri – che renderà giustizia e verità, data la totale inconsistenza di prove e indizi a giustificazione della colpevolezza”.
L'indagine partì dopo la relazione, nel maggio 2013, di un comitato tecnico nominato dal Congresso di Stato. Pochi mesi dopo venne revocato l'incarico di coordinatore a Claudio Morganti e sempre in quei mesi partì l'indagine penale, sollecitata dall'avvocatura dello Stato, costituita poi parte civile nel processo.
Morganti, oggi, si è sottoposto ad interrogatorio e ha sostenuto che i conti non tornavano perchè la tenuta della contabilità non era certo impeccabile, gli “storni”, per i pagamenti degli abbonamenti con bancomat o carte di credito, potrebbero non essere stati correttamente effettuati e inoltre alcuni pagamenti per forniture e servizi venivano eseguiti con la liquidità di cassa. Il difensore di Morganti, l'avvocato Rossano Fabbri, ha preannunciato ricorso in appello: “E' stata un'indagine – ha commentato il legale – nata su basi prettamente politiche, con ipotesi iniziali di centinaia di migliaia di euro di ammanchi. In realtà si tratta di circa 10 mila euro di ammanchi annui, su un bilancio di 300mila. C'è stato un licenziamento in tronco e sequestri da cui era difficile tornare indietro. Riteniamo doveroso ricorrere in appello: sono certo – conclude l'avvocato Fabbri – che renderà giustizia e verità, data la totale inconsistenza di prove e indizi a giustificazione della colpevolezza”.
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