Autoriciclaggio. Questa l'ipotesi di reato contestata nell'indagine della Procura di Milano sul caso dell'acquisto da parte dell'ex sottosegretario leghista Armando Siri di una palazzina a Bresso, comune ai bordi della Brianza, attraverso un mutuo di 585mila euro acceso,"senza garanzie", con Banca Agricola Commerciale di San Marino. L'inchiesta, riferisce l'Ansa, sarebbe a carico di ignoti, quindi senza indagati. Una compravendita alla quale la trasmissione Report oltre un mese fa ha dedicato una puntata e che la Banca d'Italia ha incasellato come operazione sospetta e girato alla Guardia di Finanza che ha redatto un'informativa.
Secondo le poche carte depositate alla magistratura lo scorso 31 gennaio, Giulia Siri, figlia ventiquattrenne del senatore leghista, ha acquistato l'intero edificio residenziale - sette appartamenti (di cui 5 affittati), cantine, un laboratorio e un negozio - al prezzo complessivo di 585mila euro. Il denaro sarebbe stato messo a disposizione dal padre a titolo di liberalità e pertanto non soggetto all'imposta di donazione. Separatamente, però, la ragazza avrebbe sottoscritto una procura irrevocabile al padre a vendere l'immobile a se stesso o a terzi. Tuttavia, per pagare l'immobile, Siri, che ha nel curriculum un patteggiamento per bancarotta, ha acceso un mutuo di 600mila euro presso la banca sammarinese. Somma poi accreditata su un conto aperto presso una filiale della Banca Popolare di Sondrio da Paolo De Marinis, il notaio davanti al quale è avvenuto il rogito e che poi ha segnalato all'ufficio competente di palazzo Koch l'operazione “sospetta”.
La difesa di Siri, non appena appresa la notizia del'apertura del fascicolo, aveva parlato di "finanziamento regolare". Ora la parola passa ai pm che dovranno verificare la provenienza del denaro usato per l'operazione ed eventuali danni subiti dalla banca per un finanziamento senza garanzie.