Si è concluso con una condanna il processo per riciclaggio a carico di tre bolognesi, in cui si è tornato di nuovo fuori il nome della Smi.
Nella San Marino Investimenti, la più antica finanziaria del Titano, due conviventi bolognesi Francesco Maneri e Lilia Meninno e la figlia di lei Rita Giannotti trasferirono su 2 mandati fiduciari oltre 560 mila euro. Denaro – secondo l'accusa – provento di frode fiscale, truffa, ed appropriazione di fondi della società Ethica Costruzioni Spa.
Fu la Mennino ad accendere il mandato nel 2011 ed i fondi lì confluiti vennero in parte prelevati in contanti e in parte investiti. Nel frattempo però i noti fatti legati all’ inchiesta “Amphora” della procura di Roma, portarono la San Marino investimenti a diventare una delle prime finanziarie a finire in liquidazione coatta amministrativa; i commissari bloccarono un’operazione di investimento che la 67enne bolognese tentò di fare nel luglio del 2014 e poi scattò l’inchiesta sfociata in un processo in cui sono stati rinviati a giudizio tutti e tre e che in primo grado si è concluso con la condanna di Lilia Meninno a 4 anni e due mesi per riciclaggio ed al sequestro per un totale di 578 mila 537 euro, più 87mila per equivalente.
Nella San Marino Investimenti, la più antica finanziaria del Titano, due conviventi bolognesi Francesco Maneri e Lilia Meninno e la figlia di lei Rita Giannotti trasferirono su 2 mandati fiduciari oltre 560 mila euro. Denaro – secondo l'accusa – provento di frode fiscale, truffa, ed appropriazione di fondi della società Ethica Costruzioni Spa.
Fu la Mennino ad accendere il mandato nel 2011 ed i fondi lì confluiti vennero in parte prelevati in contanti e in parte investiti. Nel frattempo però i noti fatti legati all’ inchiesta “Amphora” della procura di Roma, portarono la San Marino investimenti a diventare una delle prime finanziarie a finire in liquidazione coatta amministrativa; i commissari bloccarono un’operazione di investimento che la 67enne bolognese tentò di fare nel luglio del 2014 e poi scattò l’inchiesta sfociata in un processo in cui sono stati rinviati a giudizio tutti e tre e che in primo grado si è concluso con la condanna di Lilia Meninno a 4 anni e due mesi per riciclaggio ed al sequestro per un totale di 578 mila 537 euro, più 87mila per equivalente.
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