Oggi al Processo Conto Mazzini è stato il giorno delle arringhe conclusiva della difese di Giovanni Lonfernini e della Fin Project.
Un'arringa di oltre tre ore e mezzo, quella dell'avvocato Stefano Pagliai, in difesa di Giovanni Lonfernini, ex esponente di Pdcs, Ddc e Upr, accusato di riciclaggio e associazione a delinquere. L'avvocato Pagliai ha detto che i circa 215mila euro fatti avere a Lonfernini da Giuseppe Roberti tramite un libretto al portatore dell'anagrafica “Giuseppe Mazzini” erano per il finanziamento dell'attività politica dell'imputato. Lonfernini, è la tesi della difesa, non era a conoscenza dell'eventuale provenienza illecita di quella somma, ovvero la presunta tangente per la licenza bancaria di Amati. Dunque non c'è stato riciclaggio e – secondo l'avvocato Pagliai – nemmeno l'associazione a delinquere, definita dall'accusa di stampo politico: “Le condotte politiche di Lonfernini – dichiara il legale ad Rtv – sono in contraddizione con il supposto piano associativo fra Roberti ed altri soggetti politici e si pone in contraddizione estrema con l'accordo tra democrazia cristiana e partito socialista che sarebbe il perno dell'associazione a delinquere. Le scelte di Giovanni alternative sono alternative”.
“Si è fatto di tutta un'erba un fascio, su uno sfondo processuale di natura corruttiva” ha aggiunto il legale “si sono modificate in corsa le accuse, passando da corruzione a finanziamento illecito dei partiti, ad associazione a delinquere e riciclaggio, rinviando a giudizio qualcuno ed archiviando invece le posizioni di altri indagati che, come Lonfernini, avevano ricevuto finanziamenti da Roberti".
A conclusione dell'arringa difensiva l'avvocato Pagliai ha chiesto dunque l'assoluzione perchè il fatto non sussiste o in subordine perchè il fatto non costituisce reato e in estremo subordine per prescrizione del reato. Queste le tesi difensive di fronte ad una procura del fisco che ha chiesto per Lonfernini 4 anni e 9 mesi di prigionia e la confisca di 216mila euro.
Dopo la difesa di Lonfernini è stata la volta della Fin Project o meglio del collegio legale della liquidazione coatta amministrativa della società rappresentata dagli avvocati Tania Ercolani e Chiara Benedettini. Hanno chiesto che il giudice dichiari l'estinzione dei reati per intervenuta prescrizione e comunque di non addebitare agli organi della liquidazione coatta alcuna condotta illecita, rimettendosi al giudice per le responsabilità precedenti riconducibili direttamente alla persona giuridica Fin Project. Per la finanziaria, considerata con Banca Commerciale uno dei pilastri delle attività illecite al centro del processo, la procura del Fisco aveva chiesto la confisca di 218 milioni di euro e una pena pecuniaria di 80mila euro.
Un'arringa di oltre tre ore e mezzo, quella dell'avvocato Stefano Pagliai, in difesa di Giovanni Lonfernini, ex esponente di Pdcs, Ddc e Upr, accusato di riciclaggio e associazione a delinquere. L'avvocato Pagliai ha detto che i circa 215mila euro fatti avere a Lonfernini da Giuseppe Roberti tramite un libretto al portatore dell'anagrafica “Giuseppe Mazzini” erano per il finanziamento dell'attività politica dell'imputato. Lonfernini, è la tesi della difesa, non era a conoscenza dell'eventuale provenienza illecita di quella somma, ovvero la presunta tangente per la licenza bancaria di Amati. Dunque non c'è stato riciclaggio e – secondo l'avvocato Pagliai – nemmeno l'associazione a delinquere, definita dall'accusa di stampo politico: “Le condotte politiche di Lonfernini – dichiara il legale ad Rtv – sono in contraddizione con il supposto piano associativo fra Roberti ed altri soggetti politici e si pone in contraddizione estrema con l'accordo tra democrazia cristiana e partito socialista che sarebbe il perno dell'associazione a delinquere. Le scelte di Giovanni alternative sono alternative”.
“Si è fatto di tutta un'erba un fascio, su uno sfondo processuale di natura corruttiva” ha aggiunto il legale “si sono modificate in corsa le accuse, passando da corruzione a finanziamento illecito dei partiti, ad associazione a delinquere e riciclaggio, rinviando a giudizio qualcuno ed archiviando invece le posizioni di altri indagati che, come Lonfernini, avevano ricevuto finanziamenti da Roberti".
A conclusione dell'arringa difensiva l'avvocato Pagliai ha chiesto dunque l'assoluzione perchè il fatto non sussiste o in subordine perchè il fatto non costituisce reato e in estremo subordine per prescrizione del reato. Queste le tesi difensive di fronte ad una procura del fisco che ha chiesto per Lonfernini 4 anni e 9 mesi di prigionia e la confisca di 216mila euro.
Dopo la difesa di Lonfernini è stata la volta della Fin Project o meglio del collegio legale della liquidazione coatta amministrativa della società rappresentata dagli avvocati Tania Ercolani e Chiara Benedettini. Hanno chiesto che il giudice dichiari l'estinzione dei reati per intervenuta prescrizione e comunque di non addebitare agli organi della liquidazione coatta alcuna condotta illecita, rimettendosi al giudice per le responsabilità precedenti riconducibili direttamente alla persona giuridica Fin Project. Per la finanziaria, considerata con Banca Commerciale uno dei pilastri delle attività illecite al centro del processo, la procura del Fisco aveva chiesto la confisca di 218 milioni di euro e una pena pecuniaria di 80mila euro.
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