Anche quest'anno la Corea del Nord ha mostrato i muscoli in occasione del “Giorno del Sole”: l’anniversario della nascita di Kim Il-sung, fondatore e “Presidente eterno” - così è chiamato - della nazione, e nonno dell’attuale leader Kim Jong-un. Per le immense strade di Pyongyang hanno sfilato – con passo marziale – gli uomini e le donne delle Forze Armate, ma soprattutto alcuni prototipi di missili balistici intercontinentali. “Risponderemo ad una guerra totale, con una guerra totale”, ha detto un alto ufficiale. La cosa più importante – tuttavia – è che il temuto sesto test nucleare sembra ormai rinviato a data da destinarsi. In caso contrario una rappresaglia statunitense sarebbe stata altamente probabile; quantomeno per non perdere la faccia, dopo i toni minacciosi di Trump di questi giorni, e le azioni muscolari in Siria ed Afghanistan. Probabile, sostengono molti analisti, che la mediazione della Cina – potente protettore, dell'autocrazia dinastica norcoreana – abbia sortito gli effetti sperati. Ma al momento di certezze ve ne sono poche. Solo ieri, il ministro degli esteri di Pechino, aveva dichiarato che “la guerra potrebbe scoppiare in ogni momento”. Inquietante, in questo senso, lo stop – da lunedì – ai voli verso Pyongyang della compagnia nazionale Air China. L'ambasciatore russo, dal canto suo, ritiene probabile che la Corea del Nord conduca un nuovo test missilistico nel prossimo futuro. Domani il vicepresidente americano Mike Pence sarà in visita a Seul. Il 9 maggio, in Corea del Sud, si terranno le elezioni presidenziali, dopo l’impeachment della presidentessa Park Geun-hye. I due candidati favoriti si sono appellati a Washington, auspicando più cautela. In caso di conflitto, infatti, le conseguenze per il loro Paese sarebbero catastrofiche: la Capitale si trova a pochi km dalla zona demilitarizzata, sotto il tiro non solo dei missili, ma anche dell'artiglieria pesante nordcoreana.
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