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Cosa Nostra e camorra: indagini della Dia includono San Marino

26 lug 2017
Indagini della Dia includono San MarinoCosa Nostra e camorra: indagini della Dia includono San Marino
Cosa Nostra e camorra: indagini della Dia includono San Marino - Nella relazione semestrale della Direzione Antimafia il nome del Titano citato in tre casi specifici...
Nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia il nome di San Marino compare in indagini legate alla mafia siciliana e alla camorra campana.

Proventi illeciti di Cosa Nostra a San Marino; esponenti di clan della camorra che in Repubblica custodivano parte dei loro illeciti guadagni; e sequestri di beni per oltre 10 milioni di euro nel corso di un'indagine per riciclaggio. Sono tre, in particolare, i casi per cui il Titano viene citato nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia, riferita al secondo semestre 2016.
La Dia si sofferma sul fatto che i mafiosi, o soggetti ad essi contigui, rivestano di volta in volta le sembianze di imprenditore, manager o professionista per infiltrare l'economia legale. L'aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti è ormai la frontiera avanzata nella moderna lotta alla criminalità organizzata. Così hanno potuto ricostruire l'attività di un imprenditore palermitano legato alle famiglie del trapanese, operante nel settore edilizio e turistico alberghiero, ritenuto responsabile di plurime azioni delittuose anche riciclando proventi di Cosa Nostra. L'ingente patrimonio è stato confiscato, scrive la Dia, anche nei territori di San Marino e Regno Unito. Il nome di San Marino spicca poi nell'operazione “Pecunia olet” che ha consentito, a dicembre 2016, a Polizia di Stato e Guardia di Finanza di far luce su un articolato sistema di riciclaggio tra Italia, Svizzera e San Marino e di sequestrare beni per oltre 10 milioni di euro.
Infine la criminalità organizzata campana: al clan Misso la Dia segnala il sequestro eseguito nell'agosto 2016 proprio a San Marino, di due rapporti finanziari, per un valore di 100mila euro complessivi, riconducibili a due esponenti di vertice del clan, definiti “cassieri” e uomini di fiducia del capo, nonché addetti al reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti dal sodalizio.

Francesca Biliotti

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