Probabilmente già domani la sentenza del processo Credito Sammarinese. Oggi le difese di due imputati ‘eccellenti’: Sandro Sapignoli e Valter Vedemini, colui che materialmente portò a San Marino il borsone dei contanti del narcotrafficante Barbieri. La procura Fiscale ha chiesto per Vendemini 4 anni e 9 mesi e per Sapignoli 4 anni e tre mesi,
"Il prelievo dei famigerati borsoni a Bologna, il viaggio di rientro a San Marino, la consegna dei contati al cassiere e della documentazione al responsabile antiriciclaggio". La difesa di Valter Vendemini parte dai fatti, affinché su questi venga giudicato l’ex direttore del Credito Sammarinese e non dai tentativi, definiti al limite dell’offesa, di scaricargli addosso responsabilità altrui. E richiama agli atti del processo, affinché si possa comprendere quali fatti possano avere rilevanza ai fini del giudicato.
“Occorre valutare cosa avvenne nel 2010 senza le evidenze diventate certezza in questo 2018: la provenienza del denaro, il fatto che puzzasse, lo stesso spessore criminale di Barbieri, che sarebbe stato ucciso da lì a pochi mesi; nulla ancora si sapeva, anche perché non c’era vantaggio alcuno ad aprire le porte della banca ad un esponente della famiglia Mancuso. Né Vendemini sarebbe andato ad incontralo a Bologna, esponendosi se stesso e la sua famiglia al rischio”.
Anche la difesa di Sandro Sapignoli ha chiesto l’assoluzione per l’ex responsabile antiriciclaggio, “non può essere elemento di responsabilità la sua sudditanza nei confronti di Amati e Vendemini” ha detto l’avvocato Gian Nicola Berti, che punta sulla mancanza di condotta colpevole per poi soffermarsi sulla tempestività o meno della segnalazione “forse ha tardato ma non è venuto meno ai suoi doveri”. L’ultima parola spetta al commissario della legge Gilberto Felici, che domani, dopo le ultime arringhe, si ritirerà in Camera di Consiglio.
Nel video l'intervista agli avvocati Pier Luigi Bacciocchi e Gian Nicola Berti
"Il prelievo dei famigerati borsoni a Bologna, il viaggio di rientro a San Marino, la consegna dei contati al cassiere e della documentazione al responsabile antiriciclaggio". La difesa di Valter Vendemini parte dai fatti, affinché su questi venga giudicato l’ex direttore del Credito Sammarinese e non dai tentativi, definiti al limite dell’offesa, di scaricargli addosso responsabilità altrui. E richiama agli atti del processo, affinché si possa comprendere quali fatti possano avere rilevanza ai fini del giudicato.
“Occorre valutare cosa avvenne nel 2010 senza le evidenze diventate certezza in questo 2018: la provenienza del denaro, il fatto che puzzasse, lo stesso spessore criminale di Barbieri, che sarebbe stato ucciso da lì a pochi mesi; nulla ancora si sapeva, anche perché non c’era vantaggio alcuno ad aprire le porte della banca ad un esponente della famiglia Mancuso. Né Vendemini sarebbe andato ad incontralo a Bologna, esponendosi se stesso e la sua famiglia al rischio”.
Anche la difesa di Sandro Sapignoli ha chiesto l’assoluzione per l’ex responsabile antiriciclaggio, “non può essere elemento di responsabilità la sua sudditanza nei confronti di Amati e Vendemini” ha detto l’avvocato Gian Nicola Berti, che punta sulla mancanza di condotta colpevole per poi soffermarsi sulla tempestività o meno della segnalazione “forse ha tardato ma non è venuto meno ai suoi doveri”. L’ultima parola spetta al commissario della legge Gilberto Felici, che domani, dopo le ultime arringhe, si ritirerà in Camera di Consiglio.
Nel video l'intervista agli avvocati Pier Luigi Bacciocchi e Gian Nicola Berti
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